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SOCIETA' ITALIANA ARTI
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Capo dell'Ufficio Studi del Govebno dell'Amara
1 CASTELLI
D I G O N D A R
CON 46 FOTOGRAFIE E DISEGNI ORIGIN ALI
DEL CENTURIONE ELIO ZACCHIA
m cm x xxviii
societA italiana arti grafiche
editrice in roma
A
SUA ALTEZZA REALE
AMEDEO DI SAVOIA
DUCA D'AOSTA
VICERfe D'ETIOPIA
CONDAt d'iTALIA
ANNO III DCIL'iXPERO
PEE LA PROTEnONE DI QUESTO VOLUME
SONO STATE ADEUFIOTE LE FOBHALITA
BICBIESTE DALLA tEGGE TUTELATBICE
DEI DIRITTI DEU'lNCEGNO
SOCIETA ITALIANA ART! GRAFICHE EDITSICE IN ROHA
Via XX Scttembre, S8-A • Ttlefono 48S-016.
OPPORTUNA premessa a quest© breve studio, e I'owia
osservazione che i Castelli di Condar, vecchi, come
essi souo, di meuo di tre secoli, di stile manuelino cor-
rotto e imbastardito, ma impropriam.ente, a orecchio,
chiamati « portoghesi », hanno scarsa importanza archeo-
logica e artistica, e che Q loro valore e sopratutto storico :
di documento e di curiosita.
Essi, infatti — a prescindere dal rilievo romantico
che aggiungono al gia ricco paesaggio gondarino — sono,
per chi sa leggervi, non muti testimoni deU'unico periodo
della storia etiopica, in cui, pur fxa violenze, crudelta e
nefandezze, rimpero salomonico parve civilizzarsi e as-
surgere a struttura e a dignita di State.
I SovTani di Gondar del '6 e del '700 ebbero un loro
sogno di ordinata grandezza, furono — a modo loro —
fastosi mecenati. Alcuni, anzi, mostrarono essi stessi
qualche disposizione o inteuzione di artisti, qualche pre-
occupazione culturale ed estetica, come Giovanni « il
santo », che miniava i suoi codici e come Jasu II, che
lavorava in stucco con i suoi stipendiati, falascia e le-
vantini.
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Non a caso, ridotti al rango di privati, dopo U crollo
del loro predonunio politico, i priacipi sortiti dal ceppo
del Qaark che duravano a vivere poveramente in Gon-
dar, circondati da un resto dell'antico prestigio nel primo
cinijuaBteDiiiix del secolo passato, traevano — secondo
taccORta il D'Abbadie — dall'arte di pittori e di allumi-
natQii, i loro mezzi di sostentamento.
Vi e — insomma — intorno a Condar, un'aura gen-
tilizia, una vecchia e preziosa nobilta di ricordi cbe la
contraddistinguono, con Harar mussulmana, fra le altre
cosidette cCtta deU'Etiopia, e la rendono degna di atten-
zione e di cur a.
Percio appunto il Coverno dell'Amara lia disposto'
che si crei e si mantenga, tutto intorno ai CasteUi, —
dei quali si e iniziato, non ha guari, il restauro con
criteri di sana discrezione e buon gusto — una oppor-
tuna « zona di rispetto », sufficiente a isolarne I'insieme
architettonico, vietando che si compiano neUe loro
adiacenze lavori in muratura, tagli di piante, ecc,
capaci di turbare Tarinonia dell'ambiente. E' pure in
corso la sistemazione a parco ed a giardino delta zona
suddetta, valorizzando i gruppi di alberi gia esistenti e
aggiungendovi arbueti e piante ornamentali, spazi te-
nuti a prato e macchioni di fiori.
L'Autore, capo deU'Ufficio Studi, costituito in Gon-
dar nel luglio '37, si e — lavorando in situ — proposto
di owiare all'aseenza, finora lamentata, di un libro,
tra i molti che su Gondar hanno qualche capitolo, in cui
8
I CASTELLI DI GONDAR
siano illustrate, meno sommariamente, le famose rovine
della citta imperiale.
Oltre il confronto delle informazioni, raccolte fra
gli indigeni, ecclesiastici e laici, con le fonti citate in nota
e in Appendice, ban giovato a chiarire divergenze e incer-
tezze, suIla destinazione dei diversi edifici, i rilievi e i di-
segni del Centurione Zacchia, di cui merita lode la pa-
ziente fatica.
Per la parte aneddotica e quella leggendaria, non
d parso all'Autore di dovere ripetere quanto gia, egre-
giamente, ebbe a dixne il PoUera nella sua bella scelta di
storie gondarine (1).
Gondar, Estate 1938
(1) V. AuiEBTO PoLLERA : StorM Uggendt c favoU del paeM dei iVcgiu. Ed. Bem-
porad. Fiienze 1936.
I.
LA CITTA' DEI CASTELLI
Gondar e, essenzialmente, la citta dei castelli.
Son piu di una diecina, con quelli dei dintorni. Grandi,
mezzani e piccoli : taluni quasi intatti, nella apparenza
almeno delle Hnee esteriori, fieramente stagliantisi sul
crinale dei colli ; i piu, cadenti e invasi daU'intrico dei
rovi, buon rifugio ai rapaci della terra e dell'aria. Tutti,
awolti nel fascine delle vecchie leggende ; tutti — in
questo paesaggio che pbtrebbe esser umbro o abruzzese
od irpino, se non fosse la nota esotica dei cacti, delle tuie
giganti, degli alberi del pepe — tutti, recanti, ad onta
delle curve moresche di qualche cupoletta e di qualche
&nestra, una comune impronta sudeuropea : nostrana.
Si chiamano, difatti, « castelli portoghesi », benche,
in realta, essi siano di epoca posteriore a queUa del pe-
riodo nel quale I'iniluenza dei pieti lusitani parve avere
trionfato nella grandiosa impresa di togliere alio scisma
i cristiani etiopici, ricondurli all'ovile deUa romanita ed
iniziarii all'ordine civile di Occidente. Ma se questi edi-
fici — costruiti in gran parte nel piu tardo '600 o nei primi
11
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
decenni del secolo seguente, per ospitare il fasto degli
stessi sovrani persecutor! del Cattolicismo: Fasilides I'apo-
stata, Bakafa, Yasu I (1) — non son dovuti all'opera
dei Padri gesuiti come le grandi chiese di Gorgora e di
Fremona, e vi haano messo mano arabi e levaatioi, porto-
ghesi di origine, benche abissinizzati, furono certamente
molti degli artigiani che, nel tufo rossastro, scavato qui
dattorno, tagliarono e squadraroao le pietre degli sti-
piti, delle scale, dei portici, che meglio ban resistito al-
Fusura del tempo e aUa furia derviscia.
Ed invero, sappiamo che per quasi due secoli i meticci
dei primi quattrocento guerrieri veauti in Etiopia con
Cristoforo Cama, a difender la Croce coatro la Mezzaluna,
durarono fedeU al nome ed al ricordo dei loro awentu-
rosi ascendenti europei, fornendo ai re di Condar i mi-
gliori artigiani e i soldati piu esperti nell'uso dei moschetti
e delle colubrine, importate da Coa (2).
Poi con I'andar del tempo, quei De-Susa, De-Silva,
De-Carvalho, De*Castro, sempre piii scnri in volto, persero
la memoria e Torgoglio degli avi ; furono riassorbiti nella
massa dei neri, benche non sia difficile incontrare ancor
Qggi 3ul mercato di Gondar e perfino nel Goggiam, qualche
tipo inconsueto, dalla faccia oUvastra, dal naso dritto e dai
(1) V. in App«zidice, lo Specchio genealogico dei sovruu di Goadar, nei Mcoli
Kvii e xvni.
(i) V. in Appetidice, gli eatiatti d«l Padre Emanuele de Almeida e del viaggiatoro
■Goizeae James Bzuce.
12
I.A CITTA IMPEHIALE Df GONDAR.
) (1730-1755).
Edifici principali :
1 — Castello di FasiHdes (1632-1667).
2 ' — Piscina di FasiHdes.
3 — Castello di 'Yasu 1 U Grande o « della Sella y
4 — CastelJetto di Fapiljdes.
5 — Biblioteca di Tzadich Yoannts (1667-1682).
6 — Cancelleria di Tzadich Yoannes.
7 — Casa del belluario.
B — Celle dei leoni.
9 — Casa fi del canto » dell'Imperatore David (1716-1721).
10 — Castello di Bakafa (1721-1730).
11 — Palazzina dell'Imp era trice Mentuab (1730-1775).
12 — Bagno turco.
13 — Casa « degJi sponsali » o « del bistro ».
14 — ChJesa di Attatami Cuddus Micael (S. Micbele il Bello) (1716-1721).
15 — Casa del Capo della cavalleria.
16 — Roviae della chiesa di Ghengiabiet Mariam.
17 — Castello di Ras Micael Sehul (sec. xvm).
Lfi 12 Pone :
X. — Gian Tekkel Berr (Porta della Giarra Grunde).
II, — Uomber Berr (Porta dei Giudici).
III. — Tescaro Berr (Porta delle Coinnieinorazioni funebri).
IV. — Azzasc Tucurie Berr (Porta del Ciambellano Tucurie).
V. — Addanagher Berr (Porta delle Filatrici),
VI. — Quaali Berr (Porta del Bistro).
VII. — Imbiltix Berr (Porta dei Musicanti).
VIII. — Elfign BeiT (Porta della Stanza segreta).
IX. — Ras Berr (Porta dei Capi)*
X. • — HegliV Berr (Porta dei Piccioni o delle Regalie).
XI. — Incoic Berr (Porta della Principessa Incoie),
XII. — Glienibgiabiet Mariam Berr (Porta del Tesoro della Casa di Maria).
I CASTELLI PI GONDAR
capelli lisci (1). Ma, tornando ai castelli, chiunque li abbia
ideati, e evidente che sono roba di casa nostra, e percio,
in questa terra, tanto piu suggestivi : documenti, essi pure,
della incapacita del pigrissimo popolo del Leone di Ciuda
a creaie e a produrre qualche cosa di suo.
A parte queste considerazioni, non prive di portata
poUtica e sociale (possiamo dedicarle, utUmente, ai signori
che, in Europa, continuano a piangere sul crollo, brutal-
mente causato dalla nostra « barbarie » di uno Stato afri-
cano « di antica civilta ») resta il fatto che Gondar, fa-
vorita dal clima e dalla vicinanza prestigiosa del Tana,
avra, valorizzata con cura intelligente, un brillante im-
mancabile awenire turistico.
Intanto, U privilegio di gustare ancor vergine, I'emo-
zione, ormai rara, di una quasi scoperta, e riservata a
quelli che, mentre sta nascendo la nuova citta nostra,
salgono, per motivi di servizio o di studio, alia vecchia
metropoli dell'Impero Etiopico, per la strada di Om-
Ager o per quella di Debarech.
Se appena sia fornito di quel senso romantico del
pittoresco e dell'awenturoso, che — anche in tempi di
dure e prosaico realismo — fa i veri « coloniali » (sempre
tin po', a modo loro, poeti, e sognatori di una vita diversa)
chi, dopo un ormai facile percorso in automobile, giunge,
verso il tramonto, nella conca di Gondar, non puo sottrarsi
(1) Sulle vicende della comunitik portogheee, dopo la cacclata del Gcsuiti v.
Appendice, la relazione di P. Melcbiorre da Silva.
13
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
alia magia e all'incanto del grandioso scenario che lo ac-
cogUe e circonda.
£ — come da ragazzo, sfogliando di quel libri di
viaggi ottocentesclii con le incisioni colorate a mano,
di paesaggi, di caeca, di banchetti, di zufiTe — segueudo
il gioco della fantasia e indotto ad evocare tutto un mondo
scomparso, e a popolare di ori, di velluti e corazze, di
cappelli piumati, di archibugi, di picche, i cortili e le piazze
della citta imperiale quale ce la descrivono gli antichi
viaggiatori, prima cbe la fanatica xenofobia abissina ne
vietasse Faccesso, gelosamente, ai biancbi.
Ne la constatazione che, all'infuori dei ruderi, nulla
piu soprawive del passato splendore nel tripHce villaggio,
dai tuguri di fango, che accoglie, separati dalla fede e
dagli usi, ma accomunati tutti nella stessa sporcizia, i
copti, i mussulmani e gli israeliti neri (1), delude il viag-
giatore, che ha letto e che ricorda (2).
E' una storia istruttiva, oltreche romanzesca, quella
dei Portogbesi in Africa Orientale, come ce la raccontano,
in tutti i suoi dettagli e le sue fortunose ed alterne vi-
cende, le lettere dei Padri della Compagnia di Gesii, cbe
ebbero tanta parte in quegli avvenimenti. '
(1) I « Keilik D, o « Faleacift » (terminequesto che serve a desi^are gli orefici ed
i fabbri aache non israeliti) fonnano un gruppo chiuso, fedeli alle piu antiche tradi-
zioni mosaiche, dispreszati e temuti da copti e musBulmani, perchd li si auppone
eaperti in malefizi,
(2) La popolazione di Gondar, nel tempo del suo maggiore splendoref avrebba
Buperato le 60.000 anime. Era scesa a 6,000 negli i;i]tiim decenni precedent! la nostra
occnpazione.
14
I CASTELLI DI GONDAR
Fu circa il 1540 che, chiamati in aiuto contro I'Emiro
Gragn (1) — il terribile capo mussiilinano dei Dancali
che si era impadronito' di meta deU'impero (2) — i Por-
toghesi, i quali ormai da cinquant'aimi si erano stabiliti
lungo le coste indiane e avevano frequenti traffici col
Mar Rosso, sbarcarono a Massaua, accolti e salutati come
liberatori dai « fratelli cristiani », martoriati dall'Islam.
Li comandava il nobile Cristoforo De-Gama, della
famiglia del celebre navigatore Don Vasco, Grande Am-
miraglio di Sua Maesta Fedelissima.
Con i suoi moscbettieri, Cristoforo De-Gama sail
suU'altopiano, e unitosi alle forze che tenevano il campo
contro il crudele Emiro, lo affronto, sconfiggendolo nella
prima battaglia (3) ; ma, alcuni mesi dopo, il capo mus-
sulmano, tomato alia riscossa con I'aiuto dei Galla, lo
prese a tradimento e, avutolo in sue mani, lo fece tor-
turare e gli mozzo la testa (4).
Tuttavia i Portoghesi restarono al servizio del Ne-
gus Galaudeus, col quale continuarono la lotta contro il
(1) Mohamed Gragn, o il « mancino », non era che im gtiemero deU'Emiro di
Harar, del quale era riuBcito a sposare la figlia, diventaudone, quindi, Terede e il
Bnccessore, Intelligente e audace. egli si fece capo di tutti i Musaubnani, band! la guerra.
aanta e per quasi vent*aiuii devastd TAhissima con un potente esercito di cui gli Adal
o Dancali gli fornivano il nerbo, tnentre i quadri eran tratti dagli Arabi costieri. Aveva
al BUG servizio anche artiglieri turcfai, e non gli fii difficile, con il loro concorso, sgomi-
nare le bande dei Negus e dei Ras, armate solamente di lance, spade e frecce.
(2) Nel 1529, aveva invaso e sottomesso lo Scioa; nel 1533, gran parte dell*Amara;
nel 1534 il Tigr&, ad eccezione di alcune zone piii impervie.
(3) Ad Ainab^, .presso rAscianghi, il 25 marzo 1542.
(4) II 28 agosto 1542, nella battaglia di Voffda.
15
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Gragn, riuscendo finalmente a disfarne I'esercito in un
combattimento in cui lo stesso Emiro fu ucciso a moschet-
tate da un tal Pedro Leon, gia fedele scudiero di Cristo-
foro Gama (1).
Naturalmente, in seguito a questi avvenimenti, i
Portoghesi (che non rimpatriarono ma, come si e accen-
nato, unendosi ad indigene, crearono una folta comuuita
meticcia) riuscirono a ottenere la fiducia e il favore dei
capi del paese e dello stesso clero, poco esparto in mate-
ria di teologia e di dogmi.
Intorno al 1550 giunsero in Etiopia i primi missio-
nari che per un cinquantennio, ma con scarso success©,
percorsero le terre del Tigrai e deU'Amara fondandovi
le prime « cristiauita », o parrocchie (2).
Ai primi del '600, grazie alia intelligenza ed al grande
ascendente di un Padre — Pietro Paez, geniale costruttore
e colonizzatore, aweduto politico e, al bisogno, anche
medico — r i Gesuiti videro i primi buoni frutti della loro
paziente, metodica fatica. Alia Corte imperiale I'influenza
cattolica guadagnava ogni giorno illustri zelatori ; an-
che fra i preti copti molti si convertivano, i figli dei no-
tabili accorrevano in folia alle scuole fondate dai Padri
(1) II 21 febbraio 1543, in localiti non precisata (forse presso Bet Ishac, nel
Vogher^).
(2) La prima e piil importante lii qnella di Fremona nel cuore del Tigisi, a quat-
tro migUa da Axnm. latomo ad una chiefla dedicata a S. Giorgio, vi avevano dimora
piii di cento famigUe, diacendenti in gran parte dai compagni del Gama. 11 borgo era
protetto da un baatione e da torri, annate di epingarde e piccoli cannoni*
16
La cilta imperiale di Gondar
Gondar: Veduta d' insieme della Cifta
imperiale dalla chiesa di Medanie - Alem.
(Sotio) ■ CiKa Imperiale: Castello
di Fasilides M Grande
i^asKi:^:;'.^!^"'^—
I CASTELLI DI GONDAR
Portoghesi presto le loro chiese, tutte fortificate, veri centri
di vita commerciale e artigiana, oltre che fari di romanita.
II trionfo cattolico fu anche piu clamoroso quando, nel
^25, rlmperatore Susenios fece pubblicameiite atto di som-
missione per se e per i suoi sudditi al Vicario di Pietro.
Ma, nel frattempo, morto I'abile Padre Paez, man-
caroiio i cattolici di un capo popolare, pratico deiram-
biente, ainato dagli indigeni, e quando sopraggiunse,
in veste di Patriarca, il Padre Alfonso Mendez — dot-
ti-isimo teologo e santo sacerdote, ma igncrante deirAfrica,
aspro ed intollerante — la reazione dei copti divampo vio-
lentissima, L'insurrezione armata di parte dell'Amara
fu dapprima repressa inesorabilmente e molti tra i ribelli
furoao giustiziati, cio che valse ad accrescere Timpopola-
rita dei preti forestieri, consiglieri del Negus, poi questo,
di carattere debole ed oscillaate, pur restando fedele, per
proprio conto, a Roma, per paura o stanchezza, fu in-
dotto ad abdicare, dope avere riammesso il culto ales-
sandriao, con un nuovo decreto che, in pratica, annvillava
Taltro con cui rimpero era tomato a Roma.
I! di lui successore Fasilides (BasUio), si fece ad-
dirittura capo degli scismatici, perseguito i cattolici (1),
(I> Seaibra che a confermarlo neH'odio anticattolico, anche dopo I'esilio di tutti
i Geftuiti* abbia contribuito la subdola induenza di un medico anseatico, di oome Peter
Heyliog, salito a grandi onori alia corte di Gondar, luterano artabbiato, alia ctiiisti-
gazione ai dovrebbe. fra Taltro, il martirio dei Padri Cappuccini francesi, Cassiano ed
Agatangelo, nel 1638. (V. in Appendice, il racconto del P. Torquato Parisiani).
17
ALESSANDRO ATJGUSTO MONTI DELLA CORTE
esilio i Gesuiti e ne fece distruggere le varie residenze ;
tra I'altre, quella splendida di Gorgora sul Tana, di cui
restano ancora inipoueuti rovine (1).
Vi furono episodi di eroica resistenza, non manca-
rono i martiri ecclesiastici e laici, ma, in meno di un
(juinqueiinio, andarono dispersi e furon cancellali, quasi
completamcDte, i risultati dell'apostolato, religiose e
civile, dei tenaci pionieri, figli di Sant'Ignazio, fra i quali
si ricordano numerosi Italiani (2). Ad essi — o ai loro
aUievi — I'Etiopia, a ogni modo, deve il suo modestis-
simo patrimonio archeologico — oltre le millenarie
antichita axuniite — le poche costruzioni in mattoni
ed in pietra, i ponti audacemente lanciati sui suoi fiumi ;
ilmondo occidentale, le prime non fantastiche cronache
e relazioni su una parte dell'Africa ancor oggi mal
nota (3).
(1) V. Kelazione del P. Lui^i di Azevedo S. J., del 3 lugtio 1619, Sulla fonda-
zioae deUa cattedrale di Gorgor^ m«Rerum Aethiopicanim Scriptores », vol, XI»
pag. 412 e segg.
(2) Fra i venti gesuiti che si trovavano in Etiopia quando comincio la persecu-
zioDe anticattolica, promossa da Fasilides, ve n'erano sei italiani (c Nolizie e saggi di
Opere e documenti inediti riguardanti la Storia di Etiopia », Roma, Ed. ultaliaBan*
1905) ed eraao italiani due dei tre francescani, lapidati presso Gondar nel 1716, dai
fanatici copti (v. in Appendice, la relazione del Bruce).
(3) In particolajc : la Storia d'Etiopia del P. Pietro Paez ; i Tre Trattati Storici
del P. Emanuele Barradas, la Historia de Aethiopia a aba del P. Emanuele da Al-
meida, a cui si deve pure una mappa, geograficamente precisa, dell'Impero Abissino ;
ed i tre Ubri della Spedizione EtiopUa, del Patriarca Alfonso Mendez, la cui edizione
critica h stata curata dai P, Camillo Beccari S. L nei 15 volumi della monumentale
raccolta Rerum Aelhiopiearum Scriptores Occidentales inediti, Ed. C. De Luigi,
Roma 1903.
18
11.
GLI EDIFICI BELLA CINTA IMPERIAL E
II piu importante insieme monumentale di Gondar
€ costituito dai vari edifici compresi nella cinta fortifi-
cata, di quasi due chilometri, fatta erigere nel 1634 dal-
rimperatore Fasilides, sul colle da lui scelto per fon-
darvi la nuova capitale del suo Stato (1). In tale cinta
si aprivano dodici porte, ognuna delle quali serviva solo
in determinate occasioni e per I'accesso di determinati
personaggi : vi era queUa riservata all'Imperatore, quella
(1) La capitale, prima, non aveva sede fissa. L'Imperatore Susenius, dimorava
«olitamente presso Daucas, a Gomneghi^, dove si era fatto costruire una casa in pie-
tra, o a GuzarS, presso U fiume Amo, nel castello edificato per ritaperatorc Serze-
Denghel (1563-1597) che puo considerarsi, forse, i\ primo modeUo di tutti i posteriori
castelli " portoghesi ». Per una profezia, fatta a Lebae-Den5;hel (1508-1540) la dina-
stia imperiale doveva avere U proprio piu splendido sviluppo in un luogo il cui nome
corainciasse per ic G. i>. Alcuni eruditi indigeni preteadono che il nome di Gondar de-
rivi dalla paroia tigrina che serve a desigiiare il verme aolitajio, « Gooderk », ma i dotti
gondarini respingono indignati tale etimologia e fanno rilevaie che in lingua Fala-
scia « Gon B vuol dire t governo », e « dar » lisponde a « costola n. E, in appoggio di
questo, paragonano appunto all^ossQ di una costola la dorsale clie parte daJ monte
Atenagher, e volge verso Sud, fra il Caha e I'Angareb, finche qu«sti si tmiscono insieme
nel Maghesc (v. Arnauld d'Abbadee - Douse ajis dans la Haute Ethiopie - Paris,
Hachette, 1848).
19
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI BELLA CORTE
per il clero, quella per i cortei nuziali dei principi, quelle
proprie dei capi delie varie regioni (1).
Peaetrando nel recinto dalla porta piu vicina a
quella imperiale, che attualmente e ostruita, ci si trova
di fronte al piu antico e al piu grande dei castelli di
Gondar, quelle fatto innalzare dallo stesso Fasdides, con
I'ausilio — secondo la tradizione locale — di cento ar-
chitetti ed artisti stranieri, tra i quali numerosi meticci
portoghesi, la cui pianta ha servito, su per giii, di modello
a tutte le costruzioni posteriori.
A poca distanza dal castello di Fasilides sorgono due
padiglioni minori, ora in gran parte diruti, che si vo-
gliono fatti costruire dal figlio e successore di Fasilides,
Tzadich Yoannes (Giovanni il Santo, 1667-1682),
II primo di questi edifici, di struttura piii elegante
e piii ornato, sarebbe stato adibito a Biblioteca, I'altro a
Cancelleria. Imniediatamente adiacente alia Biblioteca
e il muro esterno del castello detto « della Sella » fatto
costruire dal figlio di Yoannes e nepote di Fasilides, Yasu
il Grande, e cosi chiamato per la forma caratteristica deUe
(1) Partcndo dalla portA prmcipale — la Gian Ttcthef-Berr (porta della Giara
grande) che serviva esclusivameJate al sovrano e si apriva di fronte al castello di Fa-
silides — le altre si susseguivano nellVrdiue segnente : la Vomber-Berr o dei « giu-
dici s ; la Tescarh-Berr^ o u delle connnemorazioni funebri w ; la Azzasc Tucurii Berr o
fl del ciambellaiLO Tucurie b ; la Addancgher Berr, o u delle filatricj u ; la Elfign Berr,
o « detia stanza segreta » ; la Ras Berr^ o « dei capi » ; la Ie-Reg*v Berr^ o k dei pic-
cioikit) (delle regalie) ; la Incoii Berr^ o « porta della Principee&a lucoie » (cogl chia-
mata in memoria della madre della Imperatrice Mentuab); la Ghembgia-Biet Mariam
Berr, o a del tesoro della Caaa di Maria u. (V. a pag. 12-13 11 Piano Generale della
Citt^ imperiale).
20
I CASTELLI DI GONDAR
sue volte. Proseguendo oltre il castello di Yasu si incon-
trano i resti di un piccolo edificio turrito che avrebbe
servito come sede provvisoria a Fasilides durante la co-
struzione del castello luaggiore. Continuando a sinistra
nel giro della cinta, si incontra un altro gruppo di edifici
abbastanza ben conservati ; quelli che risalgono al Re-
gno del Negus Bakafa (1721-1730) e della sua consorte
Mentuab del Quara, che, dopo la sua morte, resse a lungo
rimpero. II castello di Bakafa, di forme piii basse e al-
lungate, con cortili compresi fra muraglie merlate, e
queUo che sembra maggiormente arieggiare lo stile delle
costruzioni occidentali, benche con evidente ritardo. La
palazzina deU'Imperatrice Mentuab e riccamente ornata
di riquadri e cornici in pietra rosa, analoghe a quelle
della villa di Cusquam fatta costruire, in epoca ante-
riore, dalla stessa famosa principessa. Fra il castello di
Yasu e quello di Bakafa, gli indigeni additano tre
ampie celle a fior di terra, nelle quali Fasilides avrebbe
fatto custodire i suoi leoni e accanto ad esse i resti
di una casa che avrebbe servito di abitazione al loro
guardiano.
Un'altra palazzina o castelletto minore, allineato
con quello deU'imperatrice Mentuab, sarebbe stato fatto
costruire dal Negus David III, — figlio terzogenito di
Yasu il Grande — ed e generalmente note sotto il nome di
« Debbal-Ghemb «, o casa « del canto » e « dell'allegria ».
Dello stesso periodo e la « Casa del Bistro » adiacente alia
porta di uguai nome ed origine.
21
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI BELLA CORTE
Ne va dimenticato, tra i piii caratteristici, un pic-
colo edificio, a uso di « bagno turco », munito di condotti
per il riscaldamento e — stando a cio che dicono i « ci-
ceroni » indigeni — adibito alia cura del « chittign », o
sifiUde, malattia diffusissima tra i grandi d'Etiopia.
Segue, piii in basso, e in margine della cinta imperiale
(sempre, pero, compreso all'interno di questa) un gruppo
di rovine male individuate, che sono quanto resta dei
ricchi padigboni nei quali Yasu II, figlio di Mentuab,
profuse grandi somme, come racconta il Bruce, per le
rifiniture e gli ornamenti interni, senza curarne molto la
struttura esteriore (1). Infatti, meno solidi dei castelli
piu anticLi, tutti questi edifici, che non hanno due secoli,
sono ridotti a cumuli informi di macerie. Fa eccezione,
nell'angolo estremo della cinta, una casa a due piani,
in buono stato di conservazione, con una scala esterna
tuttora praticabile. La tradizione vuole che questa co-
struzione, il cui stile s'intona con quello dei castelli, sia
stata la dimora del capo della guardia, della summento-
vata Iteghie Mentuab : un armeno, salito a grandissimi
onori. Quanto alia chiesa di Cuddiis Micael, che mostra
quasi intatto, in un vasto cortile, un saldo quadrilatero,
con archi alia latina e bifore ogivali, in cui si riconosce,
piii che altrove, I'impronta del gusto occidentale, la si
fa risaUre al Negus David III.
(1) V. in Appendice il brano relative.
22
I CASTELLI DI GONDAR
Isolato, a due tiri di schioppo dalla cinta, sorge un
altro castello — il piccolo « Ras Ghemb » — che fu
la residenza e, insieme, la fortezza, del vecchio onni-
potente « prefetto di palazzo », ras Micael-Sehul, Signore
del Tigrai, il quale tenne sotto la sua grave tutela i
deboli sovrani successori di Yasu — Yohas, Yoannes II,
Tecle Haimanot II — da lui, per i suoi fini, innalzati o
deposti (1).
Alia citta imperiale — che doveva comprendere, oltre
quelli accennati, parecchi altri edifici, adibiti all'alloggio
dei grandi ed ai servizi : quali corpi di guardia, caserme,
magazzini — appartengono pure le due piccole chiese di
Ghemgiabiet-Mariam e Abba Tecle Haimanot. Nei pressi
della prima (tutta ricostruita, in epoca recente e con mezzi
modesti, su una parte soltanto dell'area primitiva) vi e la
tomba di pietra che, per pietosa cura del Console Di Lauro,
ricorda un Mr. Plowden, console o agente inglese, assassi-
nate a Gondar circa ottant'anni fa (2).
Anche la chiesa di Medanie-AJem, che si trova alio
esterno della cinta piii antica, storicamente e parte del
nucleo originario.
II tempio, venerato come il primo di Gondar, e fra
i pochi sfuggiti alia devastazione compiuta dai dervisci.
(1) V. io Appeadice lo Specchio genealogico e cronologico dei SovTani di Gondar
nei secoli xvii e xvni.
(2) II Plowden, grande amico di Teodoro II, prima che in questi si manifestasse
la foUia sanguinaria che doveva poi perderlo, fu ucciso in circostanze non ancora chia^
rite, da un gruppo di ribelji alio stesso sovrano.
23
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
sotto il Negus Giovanni, ma era stato rifatto quasi comple-
tamente, tre o quattro lustri prima, da Teodoro H, sicche,
attualmente, per la sua struttura, esso non e diverso dalle so-
lite chiese a pianta circolare di costmzione indigena. Le visto-
se pitture che coprono Finterno sono anche esse recenti. Al-
cune, ad ogni modo, possono interessare perche, con evi-
denza, appaiono ispirate ad antichi modelli cattolici e
nostrani (1).
Ma passiamo a descrivere uno ad uno, e in dettaglio
i diversi edifici gia passati in rivista : quelli che — se ci
e lecito servirci di un tale nome per designar la sede di
Cesari africani — formano il « Palatine » dei Sovrani di
Condar.
Castello di Fasilides.
II Castello che ha nome dall'Imperatore Fasilides (2)
si eleva, assai imponente neUe forme massicce, in mura-
tura di pietrame e calce. Rettangolare, ha gli angoli rinfor-
zati da torri a pianta tonda, che si assottigliano di assai
verso I'alto, in forza di due successive riseghe che le sud-
(1) Da rkordare, a titolo di curioii^ita folcloristica, il pannello votjvo* postovi ul-
timamente, a commemorazione dei restauri compiutivi a spese del Governo, quando il
tempio fu eretto a sede vescovile, e in cui Tartista indigeno ha voluto esaltare nella
tradizioaale e ingenua sua maniera, la potenza beaefica del dominio italiano.
(2) Spesso, tutto il complesso dei diversi edifici compresi nel perimetro della
einta imperiale, e stato ritenuto come un solo castello, a cui si h date appunto il nome
di Fasilides, mentre piu esattamente a questo imperatoie va attribuito solo I'edilscio
piu antico, in effetti il piu tipico e meglio coaservato.
24
I CASTELLI DI GONDAR
dividono, rispetto all'altezza, in tre sezioni diverse, I'ul-
tima delle quali e sormontata da una cupola di forma ogi-
vale, formata di un impaste di buona calce idraulica, sab-
bia, pietrisco e ciottoli. Verso Pangolo sinistro del prospetto,
e addossata ad una delle torri rotonde (che, per la loro
forma, son dette « inculal-ghemb » che vuol dire, in amarico,
« torri, o case, dell' uovo ") si eleva sulle altre una quinta
torre quadrata, merlata all'europea, come merlata e pure la
parte superiore delle mura che formano il resto del perime-
tro, U quale, nel complesso, e di 200 metri.
Internamente il Castello e diviso in tre, per tutta la
sua lunghezza, da due muri maestri, e, rispetto all'altezza,
in due o tre piani comprendenti due androni terreni, una
gran sala e due minori ai piani superiori, oltre i piccoli
ambienti ricavati nei diversi piani deUe torri. Sulla fac-
ciata principale correva una balconata di legno, cor-
rispondente al primo piano. Una loggia piii piccola sporgeva
dal torrione e, di lassii, il Sovrano si mostrava al suo popolo,
assisteva alia feste e rendeva giustizia. A prima vista I'edi-
ficio appare in buoQO stato di conservazione, per quanto vi
manchino porta a finastre, ma nall'interno ara tutto una
rovina, prinia che se ne fosse intrapreso il restauro, per
felice intuizione del Governatore Mezzetti. Franata la
copertura a terrazza, un tempo sostenuta da volte, fra-
nati i pavimenti, appoggiati su enormi tronchi di tuia.
La decorazione interna doveva essere semplice, formata
da un intouaco di calce levigato, di tinta avorio unita,
con una larga fascia, a fregi verdi e rossi, lungo I'imposta
25
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
della volta e lo zoccolo. Particolarita interessante, alcune
piccole nicchie ricavate nel muro alle testate di ciascuna
sala, ad uso di armadietti e ripostigli vari per serbarvi sto-
viglie ed oggetti preziosi, medicine e amuleti a evitare il
malocchio. Molte coma di hue, piantate tutto intorno,
servivano ad appendervi le armi, le fiasche e i panni.
La scala che conduce al prime piano e esterna, ripida
e rovinata, ma tutt'ora accessibile. Nessun laterizio figura
nella costruzione, ma gli archi delJe porte e delle finestrt,
che sostenevano il piano deUe terrazze sono formati di la-
stre di una specie di tufo o di arenaria color rosso-vinato,
che si estrae ancora adesso nei pressi di Cusquam. E' que-
sto un materiale facUe da trattare, che, per il suo colore, si
distacca e risalta sul fondo grigio-scuro delle nmra di pie-
tra, di cui forma la sola guarnizione esteriore, mentre al-
Tinterno, accanto alle nicchie gia dette, e visibile ancora
qualche motivo in stucco, di gusto arabizzante, e, parti-
colarmente I'emblema salomonico della stella a sei punte.
Faceva pure parte dello stesso edificio, com.e un pro-
lungamento od un corpo avanzato, un lungo fabbricato
era tutto in rovina, ad uso di caserma per la guardia impe-
riale, alia cui estremita, accanto aUa « Uomber Berr », una
torre, ora anch'essa rovinata e cadente, si ergeva, ad evi-
dente scopo di protezione (1).
(1) Notevoli i fenomeni di natura magnetica Ofiservati in piu punti del muro della
torre, vicino al quale I'ago della bussola impazxa^ con improwiai abalzi fiuo di 80 gradi,
dovuti alia presenza di tnolta magnetite uel ba&alto impie^ato ia questa costruzione.
26
I CASTELLI DI GONDAR
E' adiacente al Castello una grande cisterna o piscina
coperta, la cui volta e crollata e che — second© quanto
raccontano gli indigeni — serviva per i bagni e i sollazzi
imperialj e per I'allevamento di pesci prelibati, che il Negus,
buongustaio, si divertiva a scegliere e a pescare egli stesso
per la mensa di Corte.
BiBLIOTECA DI TzADICH YOHANNES.
La palazzina deUa Biblioteca e, purtroppo, in gran
parte diroccata e crollata, ma dalle due facciate rimaste
quasi intatte, e facile desumerne I'aspetto primitive (1).
Fatto innalzare da Tzadich Yohannes, sovrano molto dotto
e amico degli studi, questo edificio, come si e accennato,
ha un distinto carattere di eleganza e ricchezza, ed e evi-
dente in esse la cura specialissima degli ornamenti e deUe
finiture : notevole, fra Taltro, rintonaco giallognolo di
cui son rivestite anche le mura esterne (2). La costruzione
e a pianta pressapoco quadrata, a due piani soltanto, e
coperta a terrazza. AI pian terreno aveva tre spaziosi locali,
di cui uno — il piu grande — diviso per il lungo da un arco
a tutto sesto. Questo arco e costruito con i soliti blocchi di
tufo rosso-vino, sagomati a mattoni e non intonacati, in
(1) Ajicbe in fotograGe, prese pochi anni or sono, il grazioso edificio appare in
buono stato, almeno esteroo, di conservazione. II guaslo deve quindi ritenersi recente.
(2) Gli indigeni attribuiscouo la bont^ dellHmpasto all*u50, per comporlo, dcl-
Tolio vegetale tratto dai semi dell^arbusto a niug ».
27
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
modo da serbare tutto il loro risalto. Al piano siiperiore
sale — o meglio saliva — una scaletta esterna, poggiante
adla parete Nord della palazzina.
La ripartizione dei locali del piano superiore e diversa
da qpella dei locali terreni, salvo che per il nuniero. Infatti,
dalla parte ove si apre Tingresso si ha un unico locale su
tutta la larghezza, mentre al piano terreno i van! sono due ;
la parte che sovrasta il salone terreno e invece suddivisa
in due scompartimenti da un muro che si appoggia sul-
rarco gia accennato. Le pareti rimaste del piano superiore
presentano all'interno motivi ornamentali a guisa di for-
meUe, in riUevo di stucco, che sembrano arieggiare alio
ispano-moresco. Anche all'esterno alcune croci copte, in-
tagUate nel tufo, ornano, in cima agli archi, le porte e le
finestre, le cui modanature sono assai ben curate. La fac-
ciata di Sud presenta altri motivi a forma romboidale,
sormontati essi pure dalla croce etiopica. Un parapetto a
giorno, a modo di transenna, corona I'edificio intorno alia
terrazza. E' appoggiato a intervaUi ineguali a pilastri e so-
stiene una fascia sulla quale si innalzano merli di forma
conica, molto caratteristici.
Cancellebia di Tzadich Yohannes.
Anche del tempo di Tzadich Yoannes e lo svelto edi-
ficio della Cancelleria, esso pure diruto, ma tuttavia impo-
nente per I'atrio a grandi arcate sopra il quale si appoggia
28
Castello di Fasilides - Interno.
(prima del reslauro)
|^3 Imperiele: Casfelto di Fasilides. Parh'colare
M'inlerno (si noH lemblema salomonico della
•Stella a sei ounle).
I CASTELLI DI CONDAR
quelle che ancora resta del piano superiore, ed al quale si
affiancano gli avanzi di una torre. Quest'atrio compren-
deva tutto il piano terreno e in esso si trattavano
in pubblico i processi, mentre rarchivio, al piano supe-
riore, serviva a conservare le carte ed i registri relativi
agli affari giuridici e fiscali. Una piccola porta laterale
dell'atrio da accesso a una scaletta, ricavata nel vano
della torre anzidetta, mentre un'altra piu larga la awol-
geva all'esterno.
Non vi son tracce della copertura che, [quasi certamen-
te, constava di un terrazzo. Alle pareti interne non vi
sono ornamenti, salvo il soUto intonaco spesso e ben con-
servato. Ad Est deU'edificio correva un alto muro con
due porte di accesso alle due estremita, limite ad un
cortile o a un piazzale selciato.
Castello di Yasu il Grande o « della sella ».
II castello di Yasu il Grande o « della sella », si trova
un poco ad Est di quello di Fasilides, dal quale e separato
solo da un terrapieno che, forse, in altri tempi, sostenne una
terrazza ; ha una lunghezza massima di ventiquattro me-
tri contro circa quattordici di larghezza nel centro, e pre-
senta pertanto una forma allungata ; pur senza essere,
in pianta, un perfetto rettangolo.
Al corpo principale, sulla facciata Sud, si incorpora
una torre la cui scaletta interna, ora tutta crollata, dava.
29
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
in passato, accesso al piano superiore. Dairangolo sinistro
della stessa facciata si inaalza un^altra torre a base circolare,
coa una scala esterna che le si avvita a chiocciola e che do-
veva immettere, mediante un ballatoio di legno, anch'esso
esterno, all'altro ingresso del secondo piano. All' angolo
Sud-Ovest sorge una terza torre, questa a base quadrata
naa alia quale si innesta, fino a una certa altezza, una mezza
torretta, di forma circolare. La parte della torre quadrata
sopravanza il seniicerchio della mezza torre e ha una carat-
teristica volta a foggia di botte o, se si vuole, a « sella »,
alia quale il Castello deve appunto il suo noma. L'interno
del Castello e diviso in due ambienti di diiferente ampiezza,
comunicanti a mezzo di una porta centrale. II piii grande
ha due porta aperte a settentrione ed una porta e una
finestra a Sud ; vi e inoltre un'apertura che da accesso
aUa scala della torre contigua, e 1' ingresso ha un cu-
nicolo neUa parete ad Ovest. NeU'ambiente minore vi e
una gran porta a Nord, una ad Est meno grande, una
finestra ed una porticina di accesso all'altra torre nella
parete Sud.
Del pavimento del secondo piano, ch'era evidente-
mente di legno, pietra e calce, non vi e piu che la traccia dei
travi di sostegno. A questo piano tutte, o quasi, le aperture
appaiono simmetriche a quelle sottostanti.
Interessante, come documento di una piu raffiuata
perizia architettonica, la copertura del secondo piano,
ch'e ad archi a tutto sesto, molto ravvicinati, costruiti di
blocchi di pietra sagomati ; archi che sostenevano il piano
30
I CASTELLI DI GONDAR
del terrazzo e che, dove sussistono nella loro interezza,
danno un senso di beDa e robusta armonia, cbe fa pensare
all'opera di un autentico artista.
« Casa degli Sponsali ».
A oriente del Castello che abbiamo ora descritto ed
adiacente al muro della citta imperiale si aifaccia, tra !e
piante, la casa degli Sponsali o « del Bistro « (1), gia usata,
nelle nozze dei principi del sangue, per i preparativi e i
riti compUcati a cui le spose si sottoponevano, per mano
delle ancelle e delle abbigliatrici.
L'edificio, che e a piaata quadrata, su due piani, con
una torre d'angolo, merlata aU'europea, e molto rovinato,
specialmente a Sud-Est, e manca dei soffitti, totalmente
crollati. II pianterreno, adesso in gran parte interrato,
consta di un solo vano, di costruzione rustica, con ingresso
a occidente, illuminato a Nord da una fenestra ogiva e da
due feritoie.
La scarpata su cui si appoggia il fabbricato, vi da
accesso a livello del piano superiore, il quale e rifinito meno
sommariamente, con le pareti interne passate tutte a in-
tonaco e gli archi delle porte in tufo di Cusquam.
Anche qui, in tutto il piano si aveva un solo ambiente,
con le quattro finestre riquadrate di tufo, piii il vano deUa
(1) « Qu^U-Biet », in atuarico.
31
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
torre, con una scala in legno conducente al terrazzo. Nel-
I'interno, la torre presenta altri due vani ai quali si accedeva,
grazie a una scala esterna essa pure di legno.
Caratteristico e ringresso esteruo della « Casa del Bi-
stro » sulla strada di circonvallazione della citta iniperiale,
con porta ad archivolto e piccolo locale di guardia sovra-
stante, al quale si saliva per una stretta scala in pietra
rosa e calce, appoggiata alia cinta, cbe, essendo parallela
a un lato della casa, serviva a darvi accesso inediante un
corridoio.
PaDIGLIONE « DELL'aLLEGRIA i> O « DEL CANTO ".
II vasto padiglione, « delFallegria » o « del canto »,
che, come si e gia detto, risalirebbe al Regno del Negus
David III — periodo, nella storia cosi fosca di Gondar,
di pace relativa, e percio celebrato dai cronisti locali come
un'era di gioia e di spensieratezza — forma un lungo ret-
tangolo (metri 12,50 per 30) ed aveva due piani, ma es-
sendo I'inferiore parzialmente interrato sembra basso in
confronto deUa lunga facciata. Pavimenti e soffitti sono
anche qui in rovina, e cosi la consueta copertura a terrazzo,
mentre le mura esterne sono in discreto stato, meno che
il lato Sud, in gran parte distrutto. Un muro divisorio
taglia la costruzione per tutta la lunghezza formandovi,
pertanto, nella prima meta, un vano lungo e stretto,
mentre I'altra meta e divisa a sua volta in due vani
32
Citti) Imperiale; La biblioteca di Tzadich Johannes
Citta Imperiaie: La bibMoleca di Tzadich Johannes
I CASTELLI DI GONDAR
minori, uno dei quali, all'angolo Sud-Est, quasi quadrato.
Ciaque porte immettevano nei locali terreni, da ognuna
delle due facciate priacipali, e due porte da ognuno dei
prospetti minori : in simmetria con esse, al piano superiore,
si aprivano altrettante e spaziose finestre.
ro^ryCLi-E, O'irYfjnc.rrrjfi^/
Dall'angolo Sud-Est della « Casa del canto » sorge
una torre tonda che appare quasi intatta per tutta la sua
altezza, meno pero la cupola, rovinata dal tempo; all'altra
estrem.ita della stessa facciata e abbozzata la base di un'altra
torre eguale, ma deve ritenersi sia rimasta incompiuta.
All'angolo Nord-Ovest si notano dei ruderi che la-
sciano supporre I'esistenza, in quel luogo, di una torre
33
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
quadrata, o, altrimenti, I'imzio di un passaggio coperto di
comunicazione con qualche altro edificio, di cui non resta
traccia.
Castello del NeCus Bakafa.
L'imponeiite Castello del Negus Bakafa che si affianca
ed appoggia alia cinta imperiale e fa corpo con essa lungo
il suo lalo Nord, su una estensione di cinquanta metri, e
quello cbe colpisce, primo, il visitatore che dal centre di
Gondar si diriga ai CasteUi.
La notevole altezza del muro a settentrione si deve al
disUvello fra il terrapieno interne e U terreno antistante,
che declina e si awalla. La ripida scarpata e coperta dal
muro che recinge U piazzale, base del fabbricato. Quest©
ha del fortilizio, piu degli altri Castelli, per la salda strut-
tura e per la divisione interna degli ambienti.
Una torre rotonda a cupola ogivale fiancheggia ad Oc-
cidents la ((Porta dei Piccioni» (1).
Questa torre presenta la particolarita di essere cava
solo nella parte piu alta, e si narra che in essa Bakafa « lo
stregone » evocasse il demonio e interrogasse gli astri.
n CasteUo comprende due locali vastissimi entrambi a
pianterreno, che danno su un cortile trapezoidale interno,
che si vuole adibito da Bakafa a maneggio, per uso dei
cavalli e dei muli imperiali. A occidente due porte danno
(1) f RegV Berr n, in amarico.
34
I CASTELLI DI GONDAR
accesso al cortile attraverso due stanze, forse corpi di
guardia, come stanno a indicare le coma di zebu confic-
cate nel muro, a mo' di rastreUiera.
II locale maggiore, dei due primi accennati — specie
di galleria di quarantasei metri ■ — prende luce da varie
finestreUe ogivali e da una gran finestra con annesso bal-
cone. H secondo locale, leggermente minore e prospiciente
al prim^o, molto probabilmente era una scuderia.
Palazzina dell'Imperatrice Mepttuab.
La palazzina dell'Imperatrice Mentuab — moglie di
Bakafa e, dopo la sua morte, a piii riprese e a lungo reg-
gente dell'Impero — e forse il fabbricato che meglio si av-
vicina al tipo deUe case signorili europee, ma non del Set-
tecento : di due secoU prima. Cio che sta a dimostrare
come dai costruttori gondarini e meticci si continuasse la
ripetizione, con leggere varianti, dei modelli introdotti dai
padri Gesuiti ai tempi di Susenios, ai primi del '600, e gia
essi stessi copie di modelli piu antichi dello stile che suole
chiamarsi « manuehno », od indo-portoghese come vogUono
alcuni (1).
(1) Fu it Re Don Manuel, il Grande o il FortuntMo^ promotorc c patrono dei viaggi
in Asia e in Africa che diedero splendorc e ricchezza al suo regno (1495-1521) a dare il
proprio nonte al gusto architettonico che ha il suo esempio piii tipico"nel palazzo di
Belem.
35
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
L'edificio e a due piani, ma, appoggiato com'e alia cinta
esterna, con il suo fianco destro, fino all'altezza del secondo
piano, non si rivela in tutto il suo complesso se non a chi lo
guardi dal cortile antistante. La facciata e completa neUa
parte muraria, ricca di ornati e di riquadrature, col solito
motivo della croce etiopica. Ha tre ainpie porte al pianter-
reno e tre grandi finestre al piano superiore, in origine unite
da un balcone di legno di cui sono visibili tuttora alcune
tracce. II terrazzo e merlato solo verso la cinta, della quale
veniva in tal modo a formare, ai fini difensivi, un settore
rialzato. Una torre, quadrata e merlata essa pure, sveltisce
il fabbricato, altrimenti un po' tozzo. Una torre minore,
contenente una scala, a cupola ogivale con pilastrini d'angolo,
aggiunge movimento e ricchezza all'insieme. L'accesso prin-
cipale si apre direttamente nel muraglione stesso, un tempo
praticabile a guisa di bastione, che recinge e delimita il
raccolto cortile — pieno di suggestione quasi conventuale
da un angolo del quale una torre rotonda si alza,
snella e isolata come un osservatorio. Sempre in questo
cortile, ed attigua all'ingresso, vi e una portineria, compo-
sta di due stauze.
II pianterreno della palazzina comprende cinque vani :
quattro rettangolari ed il quinto quadrato, su cui poggia
la torre. Tre di queUi e quest'ultimo si aprono s«l cortile,
I'altro, interne, per contro, non vi ha diretto accesso.
Al piano superiore salivano due scale : una interna,
piu stretta e un'altra grande, esterna, a tergo della casa,
vicino alia « Ras-Berr ». Tutta la palazzina ha le pareti
36
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Cilio Imperiale: Bibliofece
di Tzadich Johannes. Parli
colare di una parete infer-
na con decorazioni a for-
melle.
Citra Imperiale : Cancelle-
ria di Tzadich Johannes.
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Ci(ta imperiale : Castello di Yasu o " della Sella ,
I CASTELLI DI GONDAR
interne rifinite ad intonaco, con numerose nicchie torno
torno alle stanze, ripostigli e armadietti di diversa gran-
dezza. Robusti mensoloni in legno sagomato sporgono an-
cora in alto ad indicare il luogo ove prima poggiavano le
travi del soffitto.
Bagno Turco.
II Bagno turco o « stufa n al quale si e accennato si
puo considerare come una dipendenza ed un annesso della
palazzina. Era a due piani e aveva piccole stanze a volta
in cui si riconoscono le antiche condutture per I'acqua e
I'aria calda. Anche qui le pareti sono trattate a intonaco,
di qualita eccellente e di tinta giallastra, ed ancte qui si
notano varie nicchie nei muri, usate dai pazienti per
riporvi le vesti mentre si assoggettavano, completamente
ignudi, ai lunghi sofFumigi irritanti e aromatici con i qpali,
ancor oggi, con piu o meno success©, gli abissioi combat-
tono le afTezioni veneree.
Attatami Cuddus Micael.
Nel settore Nord-Est della citta imperiale, dove si
apre la « Porta della Stanza segreta » (1 ) sorge, come si e
detto, la chiesa palatina di Attatami Cuddus Micael o«del
(1) a ElBgn-Berr », ia amarico,
37
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Bel San Michele ». Le aggiunte e le modifiche in muro a secco
e in cicca che, nel corso dei tempi, I'edificio ha subito non
han valso a distruggerne le belle proporzioni e, senza grande
sforzo, ci si puo immaginare come il tempio dovesse appa-
rire imponente quando sorse, regnando I'lmperatore David.
Vi si accedeva per un porticato di quattro archi mas-
sicci appoggiati a due torri, delle quali una sola, benche
guasta, sta in piedi. L'interno era quadrate, diviso in tre
navate, mentre la copertura, ora sostituita da un tetto a due
spioventi, di paglia, all'uso indigeno, originariamente sem-
bra fosse a terrazzo, dell'identico tipo di quella dei castelli.
Casa del Capo della Cavalleria.
La casetta del Capo della Cavalleria e I'ultimo edificio
di una certa importanza compreso nella cinta della citta
imperiale, a monte della cbiesa che abbiamo era descritta.
E' bene conservata, e fu infatti abitata anche recen-
temente da qualche prete di Cuddiis Micael. E' a due
piani, ciascuno di due piccole stanze, con una scala esterna
in pietra grigia e calce. E' coperta a terrazzo, ma senza
merlatura, ed in sostanza diiferisce poco da tante vecchie
case delle nostre campagne, interessante esempio della
assimilazioae, da parte delle classi superiori di Gondar, di
abitudini e modi di vita europeizzanti, cancellati, per altro,
dal rimbarbarimento seguito alia rovina dei dinasti locali
e alia lore scomparsa dalla scena etiopica.
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ana tmoeriale : Castello di Yasu il Grande.
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Cilia Imperiaie: Cestelio di Yasu M Grande. Coper-
fura a volta nella forrefla del I a scala. Osse rva re la
soluzione della cupoleUa con volfine angolari a cufpa.
I CASTELLI DI GONDAR
Castello DI Ras Micael Sehul.
Si e accennato al Castello di Ras Micael Sehul, cubo
scuro e massiccio, esternamente iatatto, il quale sorge fuori
della Citta imperiale, che sembra sorvegliare e sfidare, ad
tm tempo, dalla vetta di un colle a Nord-Est della cinta
da cui dista aU'incirca duecentottanta metri. Esso e coevo
dalle costruzioni dovute a Mentuab ed a Yasu II, e fii
covo e fortezza del temuto tigrino che con rimperatrice —
39
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
aUeato e rivale — divise per piu lustri la somma del potere,
fra congiure, battaglie, tradimenti e uccisioni. Le cronache
vorrebbero clie il Ras vi fosse oggetto, mentre stava giocando
al « gbeveta », o agli scacchi, di un fallito attentate del Negus
giovinetto, Yohas, figlio di Yasu, cbe gli avrebbe sparato un
colpo di archibugio, stando all'angolo estremo della cinta im-
periale. Ma non sembra possibile,per la breve portata che ave-
vano in quel tempo i migliori fucili, che le cose si siano svolte
proprio eosi. Sta di fatto, a ogni modo, che Yohas fu sop-
presso per aver complottato contro il vecchio Micael (1).
II CasteUo, abbiam detto, ha la forma di un cubo con
due torri rotonde ai due angoli ad Est e una torre quadrata,
assai maggiore, ad Ovest. Una monumentale ripida scala ester-
na si appoggia al fabbricato salendo al prime piano accanto
a un avancorpo annesso a una torretta, coperto a botte o a
« sella », nel modo gia descritto. II pianterreno consta di tre
vani soltanto : due grandi sale, ed una, piu piccola, quadrata,
compresa nella base deUa torre maggiore. II piano superiore e
ugualmente diviso, ma ha in piii una quarta stanza, presa
nell'avancorpo, e in comunicazione con la sala vicina per
mezzo di un'arcata di tufo di Cusquam. Questa specie di al-
cova e molto ben costrutta, con tracce di accurata, varia
decorazione. II sofiitto e di legno, a travetti dipinti.
Sul terrazzo coprente tutta la costruzione, e al quale
si accedeva dal piano superiore per mezzo della scala in-
(1) Nel 1769. V. in Appendices lo Specchio Cenealogico e Cionologico dei Sovrani
di Gondar.
40
I CASTELLI DI GONDAR
terna della torre si aprivano tre ambienti, due piccoli, ro-
tondi, presi nelle torrette ed un altro nel sommo del citato
avancorpo, comspondente in tutto a quello sottostante.
CasteUo di Rag Micael-Sehul. — Sezione. Ricostruziooe ideaJe.
Dal terrazzo una scala esteriore di legno conduceva al
ripiano della torre maggiore. Questo Castello e quelle che
appare in condizioni tali da consentirne, piii facile, un re-
stauro e, infatti, ha continuato a essere utilizzato per di-
mora e difesa fine agli ultimi tempi del govemo del Negus.
Percio lo si e chiamato « Castello di Ras Cassa » nelle corri-
spondenze e nelle descrizioni riferentisi al nostro insedia-
mento in Condar,
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CrHa Imperiale: Casa "degli sponsaii „ o "del bistro,,
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1
Planimetria del Bagno di Fasilides
1 — Ingresso princip&le.
2 — Ponte.
3 — Padiglione di FaaUidea.
4 — Piscina.
5-6 — Scale di aceesso alJa piacina.
7 — Casa di abitazione.
8 — Ingresso secondario,
9 — Canale sotterraneo di aliment azioae.
10 — Canale sotterraneo di scarico.
RirOSTRIIZIONE IPEALE
»fl BJlfrNO «l mUi\9ti
I PEUA TONBA OEL
CAVAltO IN CONPAR
/:>
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
giovane entrato troppo in grazia della matura e ar-
dente Iteghie Mentuab, despotica tutrice del figlio mi-
norenne.
« Bagno di Fasilides ».
II « Bagno di Fasilides » e in un vasto recinto a forma di
trapezio che delle sei torrette dalle quali era ornate, ne serba
ancora quattro in buone condizioni. Lungo il muro, in piii
punti diroccato e abbattuto, si notano parecchie feritoie
a difesa. Di costruzione insolita, e la doppia torretta deU'an-
golo Nord-Est che consta di due corpi di iaeguale grandezza,
comunicanti solo al piano superiore. L'ingresso principale
si apre nel lato Nord, con un ampio portale sottostante ad
un vano, molto probabilmente destinato al custode.
II « Bagno » che ha la forma di un perfetto rettangolo di
mt. 30 per 60 circa, profondo da due metri a due metri e
cinguanta, e chiuso tutto in giro da un muretto di pietra
con tre piccole porte e altrettante scalette. La piscina, dai
fianchi rivestiti d'intonaco, e ancora alimentata dal vi-
cino Caha, attraverso un apposito canale sotterraneo,
mentre un altro canale serviva per lo scarico. Al centre
del laghetto, ch'era ridotto a stagno ed ingombro di
erbacce e di piante palustri, prima deU'attuale accurate
ripristino, si innalza un padiglione o chioschetto a due
piani, allacciato alia riva da un ponte di due arcate,
protetto al sue principle da una torre di guardia,
44
CiTu Impericile : Parte esferng del Casrello di
Bakafa e deiia Palazzina di Mendiah.
L'Imperafrice MenFuab nel bdgno. (Da una /»i
(lira (Iclla Chiesa di Addebabai Jesus),
Casa del canfo.
Citfa Imperiole : Casrello
di Bakafa. Torreftri d'ango-
!o e merl.jiurc.
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I CASTELLI DI GONDAR
Di questo padiglione, che, nel suo stato odierno,
e tra i piu pittoreschi edifici di Gondar, il primo piano e
antico, mentre I'altro, a terrazza, e stato accortamente
e abilmente rifatto, con il piu scrupoloso rispetto del
passato, sia nelle linee che nei materiali (1).
L'edificio e sorretto da robusti archi a giorno che
bagnaao nell'acqua fino a una certa altezza, formando,
insieme, un portico e una piccola darsena.
II piano principale compreude tre locali, uno grande
d'ingresso con quattro finestrine e due comunicanti per
una larga areata, con tre finestre ognuno. Una scala di
legno conduce alle terrazze.
Nel locale d'ingresso, dirimpetto alia porta, si apre una
nicchia a volta riqnadrata di tufo, la cui destinazione non
e ben precisata.
Nel recinto, che e folto di alberi secolari, si notano
anche i resti di un'altra costruzione, a ridosso del muro,
a Nord del padiglione : forse I'abitazione dei servi addetti
al bagno.
« To MBA DEL CaVALLO ».
La « Tomba del Cavallo », a pianta circolare di tre
metri di diametro, coperta di una cupola ora in parte crol-
lata, ricorda da vicino i « marabutti » islamic!. Gli indigeni
(1) 11 ripristino del a Bagno dJ Fasilides nfuesegmto in occasione della vuita ai
teiritori dell^mpero di S> E> il gen. Teruzzi, Sottosegretario di Stato per TA. I., nel
giugno 19S8.
45
ALESSANDRO AUGCSTO MONTI DELLA CORTE
raccontano che il piccolo edificio ai tempi di FasiJidesser-
viva a quel monarca, quando voleva assistere, al riparo dal
sole, aUe jjioslrf ed ai giuochi dei propri cavalieri. Forse,
appunto jier quesla prima destinazione, Yasu la voile sce-
gliere per deporvi ii spoglie del fedele cavallo che — nar-
rano le crouache — lo salvo dai nemici appostati a insi-
diarlo, portandoio al sicuro e poi cadendo esausto (1).
Per una coiacidenza non del tutto fortuita la plana
circostante, ridotta a campo ostacoli, e, anche adesso,
adibita agli esercizi equestri.
CaSA « DELLE GALLINE i).
Poco a monte del Bagno ed in riva al Caha, dove un
gran sicomoro apre il sue immenso ombrello, s'incontra la
casetta detta « delle galline ». Gli indigeni pretendono che
in essa si allevassero i polli destinati alia mensa imperiale,
oggetto di attenzioui e di cure speciali.
Comunque sia, si tratta di un curioso edificio, le cui
piccole stanze, dal soflBtto bassissuno, ricordano gli alloggi
che in certe nostre ville i gran signori del Rinascimento
facevan costruire per i nani di corte.
(1) Non tutti son d'accordo se di questo episodio si debba ritenere attore Yasu II,
figUo di Mentuab, o noc piuttosto tl suo predecessors e omomjoio, Yaau 1, od il Grande,
figliuolo di Yohazmes. Propendiamo piuttosto per la prima versione, accolta dal
Coppet, nel 6UO dotto catalogo delle piu insigni anticbit^ etiopiche^ (V. r'Appen-
dice della a Cronique du Regne de Menelik II >, di Guebr^ Selassie, MaisoDaeuve,
Parigi 1932).
46
ABA2IA E Castello IMPEHIALE DI CLS(jLAM
1 — Ingre.so al Ca^trUo.
2 — Palazzo di rappre-entanza ilell' Imperatrire Alentuab.
3 — Casa di abitaziniu- dell' Imperatrire.
■I — Oratorio dell' Iinperatrice.
5 — Ingresso all' Abazia.
6 — Chiesa imperiale di llrlirf Tzaliai (ron\ento dt-l ?oK-)
7 — Sacrestia dflla (hitsa (ura trasfi'rmata in cappella).
8 — Casa delfAbate.
RKOSTIIunONE l»EAU
t)E ll';«B A HA E Oil CAUE LIO
IHi>E« lALE 01 CU) Q UAH
I CASTELLI DI GONDAR
Puo anche darsi che questo castelletto da bamJbole
con le sue celle anguste e bene intonacate, sia stato invece
— come il « bagno turco », a sue luogo descritto — desti-
nato alia cura di qualche malattia, specialmente temuta
perche piu contagiosa, ed all'isolamento di chi ne fosse
affetto. Alcuni sfiatatoi aperti nelle volte ad intervalli
uguali sembrano suggerirlo.
Altrettanto puo dirsi dell'altra costruzione, di analoga
struttura, di cui sono visibdi gU avanzi un po' piu in basso,
sempre in riva al Caha, ed in vista del « Bagno ».
47
Palazzina dell'lmperalrice Mentuab
Citra Impertale; La Palazzina di Menfuab, visla, a ^e^go, dalla
'' casa del Capo della Cavalieria „
IV.
CUSQUAM
Per completare U quadro della Gondar antica, nei resti
che han potuto giungere fino a noi e che non sono stati
dispersi e cancellati dalla furia degli uomini piii che dal
tempo stesso, ci resta da illustrare uno dei monumenti
piu interessanti e insigni dell'Africa Orientale : FAbbazia
ed il Castello imperiale di Cusquam, sul verde coUe omo-
nimo, ad un'ora di strada dal Bagno di Fasilides, in un
folto freschissimo di ginepri e di tuie, che awolgono di
un'alta pittoresca coTtina la cinta quasi intatta della
storica reggia della ormai leggendaria Itteghie Men-
tuab (1). Di questa principessa, il Bruce, che la conobbe,
henche avanti negli anni, durante il suo soggiorno alia
Corte di Gondar, dice che era « la donna piii beUa del sue
tempo ». Sembra che discendesse da un Ras Robel, ti-
grino, la cui moglie, meticcia, poteva inorgoglirsi di qual-
(1) Itteghii o Imperatrice h il titolo apeci£co spettante aUe aovraae, che, come
Mentuab, siaao state di fatto iacoronate tali, ca«o poco frequente nella storia etiopica.
Di regola allc mogli dei Negue, non spettava alctm raago ufficiale nft fuozione poLitica.
49
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
che stilla almeno di sangue portoghese. E, certo, Mentuab
— sempre secondo il Bruce — era chiara di pelle piu di
molte europee. Fiera della sua origine, conservava nel
cuore un saldo attaccameiito per la fade cattolica, nella
quale peraltro era poco istruita, tanto che, nonostante
questi suoi sentimenti, essa fondo e protesse quel « Con-
vento del Sole » (1) affidato a ecclesiastici ed a monaci
copti, di cui sono visibili le imponenti rovine accanto alle
profane e mondane reliquie della sua preferita lussuosa
residenza.
Sette torrette tonde, sormontate da cupole, son di-
sposte a intervalli lungo tutta la cinta che segue, in vetta
al colle, un tracciato ovoidale e, all'interno, e divisa in
due grandi comparti : uno dei quali appunto delimita
il convento ; I'altro il casteUo propriamente detto. La
chiesa, che era al centro di un piazzale rotondo, si vuole
abbia sofiFerto le furie dei Dervisci e ne restano solo, in
alto a una scalea, alcuni archi slanciati, di bellissimo ef-
fetto. Era, evidentemente, a pianta circolare, con il con-
sueto portico di colonne quadrate. Non resta traccia della
copertura, mentre le due adiacenti costruzioni minori
— la sagrestia e la casa deU'abate e dei monaci — sono
entrambe coperte solidamente a cupola. La sagrestia,
attualmente, e adibita a cappella, e vi si custodiscono
alcuni bei messali scampati alia faitatica furia dei mus-
(I) Debra Tzahai.
50
1 CASTELLI DI GONDAR
sulmani che sembra distruggessero molti preziosi codici,
dono di Mentuab alia sua fondazione. DaU'AJbbazia
— alia quale si accede dall'esterno attraverso un portale
con torrette e archivolto — si passa nel giardino, ora in-
selvatichito, dove, presso alia porta principale d'ingresso,
molto simile a quella del vicino convento, sussistono, fra
mezzo le piante ed i cespugli, i superstiti ruderi di un pa-
lazzo a due piani, con una svelta torre deUa solita forma,
che si scorge da lungi per tutta la vallata. Questo edifi-
Cusqnam • Bassorilievo.
cio — aflFermano gli indigeni — serviva solamente per le
feste e i banchetti, mentre I'imperatrice preferiva abi-
tare nell'altro padiglione, di cui sono visibili pochi resti
51
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
confusi, in gran parte coperti dalla vegetazione. L'edifi-
cio maggiore ricorda il Palazzetto, pure di Mentuab, nella
Gtta Imperiale, specie nella facciata, le cui cinque fine-
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CiLsquam • BasBorilievo.
stre son tutte riquadrate di blocchetti di tufo e ornate
al sommo dalla croce copta, mentre qua e la nel muro si
notano incastrati rozzi bassorilievi di santi e di animali (1).
(1) Sono riconoscibili una testa barbnU, im elefante, una leonesaa, nn leone che
r«a a cavalcioni rAbnna Samuel, santo assai popolare della chiesa abiseina.
52
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Cifta Imperiale ; Palszzina di Menfuab
Avanzi delle (ravalure e del mensoloni
di sosteano del oavimento
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Cilta Imperiale : Chiesa di Attataml Cuddiis Micael.
9
■ • •
6
Pianta originaria
Pianta affuale.
I CASTELLI DI GONDAR
L'interno del palazzo mostra ancora le tracce del pavi-
mento in legno appoggiato su travi, che sembra abbia
ceduto in seguito a un in-
cendio. II pianterreno aveva
un solo grande vano, ora se-
miriempito di cespugli e
pietrame, il piano superiore
era anch'esso occufato da
una sala soltanto, che pero,
verso il fondo, presentava
/
U"W.^U'=^3
Casquam* Bassoiilievv
una specie di alcova rile-
vata, dove evidentemente
aveva posto il trono, con ai fianchi due piccole e pro-
fonde tribune e dietro alquante nicchie ricavate nel
Cusquom • Bassorilievo.
53
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
muro. La tiadizione — o la leggenda — vuole cbe le
pareti fossero rivcstite di avorio, ma non vi e alcuua
traccia che possa confermarlo.
A Sud dell'accennata casa di abitazione, si trovano
gli avanzi di una caratteristica costnizione rotonda :
I'oratorio private della bella regina. L'edificio poggiava
sopra dodici arcate, quattro formanti porte : le altre,
invece, protette all'esteriio da un muro, ad esse parallelo ;
al piano superiore si doveva ripetere lo stesso porticato,
completamente aperto, con dodici finestre.
54
V.
LE CHIESE E I PONTI
Non sarebbe completa la nostra trattazione senza
un accenno almeno alle chiese di Gondar (1).
Gondar, che fu in passato il centre letterario della
intera Etiopia (2), dove si raccoglievano i piu dotti ec-
clesiastici, depositari delle tradizioni storiche dell'Im-
pero e scrittori ocopisti di cronache famose, trae ancor
oggi gran vanto dalle sue molte chiese — quarantaquat-
tro in tutto — di cui, peio, gran parte, rovinate e distrutte,
sussistono soltanto nel ricordo e nel nome o per qualche
prebeuda di antica istituzione di cui vive tuttora, piix
o meno lautamente, un numeroso clero titolare e ono-
rario, in seno a cui non mancano i dejtera, o sapienti,
reputati studiosi di quelle discipline che formano il mo-
desto bagaglio culturale della classe istruita in terra di
Abissinia.
(1) V. Elenco, ia appendice.
(2) L'amarico piQ puro si paila appunto a Gondar: cori almeno assicoiano
tutti gli specialisti.
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Ripartendole in gruppi, a seconda dell'epoca alia
quale appartengono (stando sempre, s'iatende, ai rac-
conti local!), risulta che il piu antico, ma il meno inte-
ressante, e quello delle cMese ritenute anteriori alia stessa
efFettiva fondazione di Gondar e che infatti conservano il
nome del villaggi gia precedentemcHte fiorenti nella zona.
Queste chiese son tutte del modello abissino piu comune
e piii semplice : capanne circolari con i muri di « cicca »»
ricoperte di strame e isolate in un bosco di tuie o di gi-
nepri, dove, per consuetudine, sotto mucchi di pietre,
vengono seppeUiti i fedeli defunti.
Le chiese che risalgono al periodo imperiale sorgono
invece tutte entro cinte turrite (1), della stessa strut-
tura di quelle dei castelli, e vi si riconosce I'impronta
occidentale, benche — fatta eccezione per quella di
Azozo che fu dei Gesuiti, ai tempi di Susenius — siano,
come i castelli, posteriori al periodo che legittima-
mente puo dirsi « portoghese ». Ma queste — le piii
illustri e le piu venerate — piii di tutte ban sofferto
delle devastazioui, subite a piu riprese dalla citta di
Gondar, neUe guerre e i contrasti dei secoli passati,
fino all'ultima, ad opera delle bande derviscie, nel 1888.
Gia Teodoro, d'altronde, le aveva svaligiate di parte
deUe loro famose biblioteche, che aveva trasportato alia
(I) NotevoU, tra tutte, e - — possiam dire -^ tipiche queUa di Debra-Berhan-
Selaftsi^ e di Cuddns Johannes.
56
I CASTELLI DI GONDAR
sua Corte in Magdala, dove furono prese dagli inglesi
di Napier (1).
II gusto costruttivo dei sovrani di Gondar si e, ol-
tre al resto, affermato anche nella erezione di ponti in
muratura, gettati sui torrenti intorno alia citta, compresa,
come e note, fra il Caha e TAngareb, fra loro confluenti a
Sud di Addis Alem, lo storico, fiorente sobborgo mussul-
mano.
Questi ponti si sogliono attribuire tutti a un vote
di Fasilides, inteso aUa espiazione di una strage sacrilega
di monaci e di preti e sono quindi detti « FasU-Dildil »,
dal popolo.
Se ne contano sette di cui tre in buono stato e an-
cora transitabili ancbe con grossi carichi, cid che depone
favorevolmente suUa soUdita dell a loro stmttura.
II primo, a quattro arcate (tre uguali e una piu
grande) scavalca I'Angareb dove il fiume s'incassa tra
sponde alte e rocciose, nella vallata a Nord del pianoro
di Gondar.
II ponte sale [dalla riva destra, di [parecchio piu
bassa, con un' erta scarpata, mentre e a UveUo della
sponda opposta, dove un corpo di guardia ne controUava
il varco. La gettata del ponte, compresa tra spallette, si
(1) L*a Etiopian Collection », ora al BritisH Maseum — la piil ricca ractolta di
codici abissini — fu formataf difatti, col bottino di Magdala e comprende i piix antichi
nuukoscritti di Gondar.
57
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
appoggia a due piloni fondati sulle rocce e rafforzati a
monte da acconci spartiacque.
Un altro ponte, anch'esso di elegante fattura, si in-
contra presso il punto dove U Caha si unisce all'Angareb,
a circa due chilometri dopo la confluenza. Anch'esso e
a quattro arcate : la maggiore, assai grande, curvata a
schiena d'asino su di una luce ampissima. Questo ponte
Ponte cdel Diavoloi,
vien detto, dai paesani, « del Diavolo », forse perche
esBi pensano che alia sua costruzione abbiano avuto parte
forze occulte e diaboliche, che gli uomini, da soli, stando
58
I CASTELLI DI GONDAR
al loro giudizio, non sarebbero stati certamente capaci
di condurre a buon fine un simile lavoro.
Su un terzo ponte, simile ai due di cui si e detto,
passa, piii a Sud, la pista che conduce ad Ifag.
GU altri quattro sussistono solo in qualche maceria,
vittime deU'incuria che li ha lasciati cedere al travaglio
erosivo dei corsi d'acqua in piena.
Ultimo fra gli antichi « Castelli » gondarini, per mi-
• nore importanza e in ordine di tempo, merita tuttavia di
essere ricordata la Gasa di Campagna che da Yasu II
fu fatta costruire nei pressi di Azozo, non lungi daUa
Chiesa di Abba Tecla HaLmanot. Ne restano soltanto
pochi pezzi di mure, tracce di una cistema e una torre
rotonda, sul costone boscoso che digrada a Occidente,
nella vasta vallata, verso il monte Loza.
59
Citta Imperials ; Casa del Capo della Cavalleris.
Tav. XX!I
Bagno di Fosilides.
(prima del restauro)
Boqno di Pasiiide
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APPENDICE
I.
COME VISSERO IN ETIOPIA I PORTOGHESI
CHE VI PASSARONO
ED I LORO DISCENDENTI
(Tradtjzione del cap. 24° della « Storia di Etiopia »
DEL P. EmANUELE DE AlMEIDA (1), DELLA COMPA-
GNiA DI Gesu (1605), IN « Rerum Aethiopicarum
SCRIPTORES OcCIDENTALES » DEL P. C. BeCCABI.
Volume V, pp. 466 e segg.).
« Mi sembra necessario dare queste notizie, perche
gli storici che scrissero delle cose di questa terra, erra-
Tono su questo argomento in vario modo, cosi da inge-
nerare confusione. E, in primo luogo, occorre precisare
che nessun giuppo di Portoghesi entro nell'Impero Abis-
sino oltre quei quattrocento soldati che accompagnarono
(1) II padre Emanuele d* Almeida, nato a Yiseu nel 1580 ed entrato nella Com-
pagnia di GeeO ael 1598, insegnd dapprima filoBofia e Sacra Scrittura, quindi fu man-
dato neU^lndia, dove fu rettore del CoUegio di Bazaim ; di qua pass& in Etiopia, e
vi rimase coll'incarico di auperiore della missioDe fino al 1633. Per ordine avutooe dai
euperiori comiiici5 a ecrivere la sua storia. in Etiopia stessa, prima del 1628, e la ter-
mijad a Goa. dove fece ritomo nel 1635, e vi mori neU*aprile del 1646. La Storia perb
fb certamente compiuta alia fine del 1643, o, al piik tardi, ai primi del 1644.
63
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Don Cristoforo de Gama, e liberarono gli abissini dal
giogo maomettano, che il Gragn aveva imposto loro.
Prima di Don Cristoforo e della sua gente vi erano venuti
soltanto Alfonso de Paiva, che, ritornatone, venue a mo-
rire al Gran Cairo, e dopo di lui Pietro de Covilham che
vi visse e mori ; e nell'anno 1520 entro in Etiopia Don
Rodrigo de Lima, ambasciatore del Re Don Emanuele
con dodici o tredici compagni, uno dei quali fu 11 P. Fran-
cesco Alvarez, cappeUano del Re, i quali se ne ritorna-
rono tutti con Tambasciatore nell'anno '26, eccettuati
due, come racconta il P. Francesco Alvarez neUa sua
relazione.
NeU'anno 1555 entro in Abissinia il P. Maestro Gon-
zalo Rodriguez con il fratello Fulgenzio Freire della no-
stra Compagnia, i quali se ne ripartirono nel seguente
anno '56, e nel '57 venne il Vescovo, che fu poi fatto
Patriarca, Don Andrea De Oviedo, e con lui cinque preti
delta nostra Compagnia e sette od otto laici portoghesi
che per servizio di Dio voUero accompagnarli. Oltre a
costoro, non entrarono altri Portoghesi nel Regno Abis-
sino, in gruppi grandi o pice oil.
Dico questo perche si sappia il poco fondamento con
cui si scrisse in Valenza che entrarono in questo Impero
alcune brigate di letteratl legisti, ed altre di giudei
portoghesi, una delle molte sciocchezze che si sono
inventate a questo proposito con poco timore di Dio
e minore rispetto al decoro dovuto alia Nazione Por-
toghese.
64
Tav. xxiii La " Tomba del Cavallo ,
Casa " delle galline ,
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Tav. XXIV
I CASTELLI DI GONDAR
I Portoghesi della compagnia di Don Cristoforo che
si stabilirono in Etiopia in numero di circa centosettanta,
durante la vita dell'Imperatore Claudio (1), fuxono da
questo trattati con molta liberalita e messi in possesso
di larghi teiritori dai quaii trassero la loro sussistenza,
sicche vissero comodamente tenendo quasi tutti muli,
cavalli e molti servi che li accompagnavano in pace ed
in guerra.
Cosi racconta Diego Do-Couto, su relazione di Goa-
zalo Soarez-Cardim che fu col Vescovo Don Andrea
d'Oviedo quando questi rientro in Etiopia nel 1557, e
aggiunge che molti di quei Portoghesi U ricevetteto ed
ossequiarono lungo la strada e li accompagnarono fino
alia Corte dell'Imperatore, tutti lussuosamente vestiti
e moatati, e accompagnati da numerosi famigli.
Tuttavia, come dice lo stesso Diego Do-Couto, nel
tempo dell'Imperatore Adam Segued (Minas) (2), i Por-
toghesi vennero in disgrazia e molti fra loro furono per-
seguitati dallo stesso Sovrano, sicche caddero in miseria
fino a mancare del necessario per vivere. Adam Segued
duro poco e gli succedette Malak Segued (Sarza-Denghel)
che regno trentatre anni (3). Questo imperatore tratto
megUo i Portoghesi e ta piii generoso nei loro con£ronti
ma non cosi liberale come era stato Timperatore Claudio:
ed e certo che gU Abissini in generate mostrarono sempre
(1) 1540-1559.
(2) 15S9-1S63.
(3) 1563-1597,
65
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
poca simpatia per i Portoghesi, sia perche stranieri,
sia per I'invidia che ebbero sempre della loro capacita
superiore.
E' vero che da principio i nostri diedero qualche
occasione a tali sentimenti per le violenze che molti
solevano usare verso gli Abissini, cercando anche alcuni
di portar via le loro donne. Con tutto cio, la princi-
pale ragione del poco buon volere che gli Abissini ci
dimostrarono sempre fu perche ci ritenevano eretici, te-
nendo essi per verita i loro errori e per errori le nostre
verita, e cio che dava loro piu neU'occhio era il vedere
che i nostri non si circoncidevano e mangiavano came
di lepre e di cinghiale, sicche ci chiamavano sempre
« colafas » o « incirconcisi », ed eretici nestoriani.
E' costume deU'Etiopia, come gia dissi, che I'lmpe-
ratore muti spesso le concessioni di terra ai suoi signori,
capitani e soldati. Questo uso fu dagli imperatori ripe-
tutamente seguito con i Portoghesi e con i loro discen-
denti, ai quaU ordinariamente venivano dati in godi-
miento i territori di frontiera, confinanti con i piu forti
nemici deU'Impero, sicche essi non potevano mai stare
in pace ed erano costretti ad andar sempre con la lancia
in mano : infatti le prime terre che furono loro assegnate
erano sui coofini del Regno di Acal, i cui Mori furono
sempre i piu fieri nemici degli Abissini.
L'Imperatore Malek Segued (Serza-Denghel) asse-
gno ai Portoghesi le terre di Nanina suUe frontiere tra il
Goggiam e I'Agau a quattro o cinque leghe daUe sorgenti
66
I CASTELLI DI GONDAR
del Nilo. Queste terre, benche montuose, erano assai fer-
tili, ed in esse stettero i nostri assai comodamente, ben-
che fra continui assalti ; e furono grandissime le vittorie
che quivi ottennero sopra gli Agau, specialmente quando
fu loro capitano Jorge Nogueira, che fu uno del piu
valenti e fortunati Portoghesi jstabiliti in Etiopia (1).
Pero, dopo che a costo di molto sangue versato, i
Portoghesi furono riusciti ad estendere i lore possessi,
suscitarono una tale invidia fra gU Abissini, che questi
glieli fecero togUere e li fecero trasferire nel Dembea,
ai piedi dei Monti di Dancaz, in luoghi impervi e ingrati.
I Portoghesi tuttavia li dissodarono e li coltivarono con
molta fatica, ma non vi durarono a lungo, perche presto
vi fu chi desidero le loro terre e riusci a farii cacciare
anche da questo luogo.
Tralascio di elencare le molte altre localita in cui
furono successivamente trasferiti : il peggio e che prima
di fare queste assegnazioni di terre, I'lmperatore di
£tiopia suole convocare tutti gli uomini d'armi per pas-
sarli in rassegna, nella quale, contando solo queUi capaci
di servire in guerra, a questi solo distribuisce le terra,
senza tener conto dei vecchi, delle vedove e degli orfani,
ai quali non da nuUa. I Portoghesi, quindi, come buoni
cristiani, si vedevano costretti a ripartire fra tutta que-
(1) Da questo, e da altri analoghi accenni, semhra potersi desumere che la coma-
nita portogheae di Etiopia si re^geva con una certa autonomia coo propri capitani o
capi responsabili, che la rappresentavano presso gli imperatori.
67
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
sta moltitudine di gente i pochi poderi assegnati agli
uomiui validi, con conseguente disagio di tutti. A que-
sto rispetto, vedendo le molte necessita del loro stato,
scrissero varie volte a Sua Maesta (il Re del Portogallo)
che li aiutasse mandando a Massaua delle navi sulle quali
potessero trasferirsi in India, a Ceylon od in cpialche
altra sua terra, per aiutarlo nelle sue conquiste come buoni
guerrieri e sudditi devoti. Non aderirono a questa peti-
zione, benche giusta e legittima, i Serenissimi Re di
Portogallo, ritenendo che Die, se in cosi remote regioni
aveva esteso e conservato la nazione portoghese, lo avesse
fatto second© gli altissimi disegni della Sua Provvidenza
Divina, che per avventura tendessero aUa conversione
deU'Impero Abissino, alia nostra Santa Fade Cattolica,
conversione che per mezzo dei Portoghesi di Etiopia si
sarebbe potuta piii facilmente ottenere. Percio, benche
da cosi buoni vassaUi si potessero attendere grandi ser-
vigi nelle Indie, i Re del PortogaUo preferirono privar-
sene ed anzi aggiungere nuovi pesi al regio bilancio asse-
gnando per questi figli e discendenti dei Portoghesi di
Etiopia un sussidio annuo di miOe « pardaos » per provve-
dere ai loro piii pressanti bisogni, ed ordinando inoltre
che dall'India fossero loro inviati dei religiosi della nostra
Compagnia che li conservassero nella Santa Fede e nel
tempo stesso catechizzassero gli Abissini, ripromettendosi
da tale piccolo fuoco un incendio cosi grande che iUu-
minasse con la Luce della Fede e riscaldasse con I'amore di
Dio, questo tanto esteso Impero. E poiche questi intenti
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Cusquam : Rovine dells chiesa di Debra-Tzahai.
I CASTELLI DI GONDAR
€rano santi e fondati nello zelo per I'accrescimeiito della
Santa Fede Cattolica, percio li favorl Iddio, Nostro Si-
gnore, come si vedra in questa Storia, e i Portoghesi gra-
zie al sussidio che veniva loro inviato annualmente po-
terono sostenersi, benche poveiamente, perche dei mille
« pardaos » che Sua Maesta dava loro, gran parte si spen-
deva nel trasporto e nei gravi tributi che a torto od a ra-
gione sogliono esigere i Turchi nelle dogane di Suakin e
di Massaua; e molte annate ando anche tutto perduto per
i naufragi o le catture delle navi. E poiche i figli e idi-
scendenti dei Portoghesi crebbero tanto in numero che
il sussidio che in principio andava ripartito solo fra cento
•o centocinquanta persone, si ripartiva gia ai nostri
tempi (1) fra mille e miUe e duecento capi famiglia, non
ne toccava a ciascuno che una piccolissima parte e an-
che questa suscitava I'invidia degli Abissini.
Quando venue a fiorire la Santa Fede Cattolica
sotto rimperatore Seltan Segued (Susenios) (2), questi
per amore dei nostri Padri e in seguito alle loro preghiere
distribui con larghezza alia nostra Compagnia deUe con-
cessioni di terre per fondarvi le nostre residenze nelle
varie provincie dell'Impero che giunsero col tempo ad es-
sere una dozzina, e noi solevamo dare ai Portoghesi molte
di queste terre : principalmeute alle vedove ed ai piii
poveri che con esse si sostentavano.
(1) L* Almeida scriveva oel 1644, riferendosi al perlodo inunediataiaente ante-
riore alia cacciata dei Gesuiti daJUUmpero (1632-34)<
(2) 1607-1632.
69
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Anche il Ras Sela Chxistos (1), fratello dell'Imperatore,
chiamo a se moiti Portoghesi per servirsene nelle sue
guerre e diede loro buone terre, favorendoli piu che po-
teva, e con questi aiuti e con il sussidio del Re e con le
loro industrie e lavori vivevano alia meno peggio i Por-
toghesi e poiche, come vi erano obbligati dal proprio
decoro, cercavano di apparire megUo che potevano, molti
di loro, alia Corte Imperiale, facevano migUore figura
degU Abissini piu ricchi. Pero, dopo che cominciarono
le persecuzioni contro la nostra Santa Fede Cattolica, si
vedra piu innanzi come essi abbiano sofferto gravi pri-
vazioni temporali, ingiurie e affronti ».
(1) QaeBto principe, capo del partito cattolico e grande protettore dei Padri
G«smti, dopo rahdicazione del fratello SuBenios, fu costretto a esiliarsi e vieae oscura-
mente, finchi, nel 1652, Bospettato e accneato di stare complottaado per la restau-
razione della fede romana, fu fatto tmcidare dal nipote Fasilides.
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Tav. XXVII
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Cusquam ; Ruden dell'abirazione dell' Imperatrice Mentua!:.
rau. XXVIII
IL
LA COMUNITA' PORTOGHESE IN ETIOPIA
(Dal « Voyage aux sources du Nil» m J, Bruce (1),
TOMO V, PAG. 43 E SEGG.).
<( I Portoghesi della spedizione venuta in Abissinia,
con Cristoforo De Gama, e rimastivi in seguito, si erano
moltiplicati largamente, unendosi con donne del paese
cd avevano sempre avuto cxira di insegnare ai propri figli
Puso delle armi da fuoco. Sotto il regno di Claudio (1540-
15S9) essi avevano cominciato a far da mercenari sotto
i vari capi locali, ma il nucleo piu importante era sempre
(1) II cavaliere Jani«8 Bruce, di Kinnaiid, era nato in Scozia, nel 1730. Appaa-
eiouato delle acienze natiirali e storicbe e buon disegnatore, dopo avere percorso a
Bcopo di diporto e di studio TEuTopa meridionale ed alcuni paesi deU'Oriente mediter-
raaeo fu nominato, nel 1763, Cousole dUnghilterra in Algeri e ne approfittd per estea-
dere le sue ricercte geografiche a tutta TAfrica settentrionale. Nel 1768 intraprese, con
Tappoggio del suo Govemo, un viaggio di ecoperta alle soTgenti del Nilo, che si protrasse
fino al 1772. la Abissinia giimse nel 1769 e a Gondar soggiomd a piii riprese, bene ac-
colto alia corte di qnegli imperatorit dove coprl anche cariche civili e militari. Tomato
in Inghilterra, dove lo si credeva gi& morto, pubblicd nel 1773 la relazione del ano viag*
gio alle sorgenti del Nilo, che fu preato tradotto anche in francese. Pcotestante, e im>
bevuto di filosofia illuminista, il Bruce non h imparadale nei giudizi che reca mll^atti-
\itk poitoghese e cattolica nelle tene etiopiche, ma gli si deve indiscutibilmente nn
grande coatributo alia migliore conoscenza del costomi abissini, e, specialmeute, ama-
xici, e della storia politica delle diaastie di Etiopia.
71
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
rimasto presso I'imperatore, formando un corpo scelto
sotto U comando di un loro vecchio ufficiale, certo Juaa
Gabriel. L'imperatore Minas non voile tenerli nel suo
esercito per tiitiore dell'attivita sediziosa dei sacerdoti
cattolici, sempre propensi a denigrare la religione ed il
governo etiopico. Egli pertanto li bandi tutti dal suo
regno ; ma invece di ubbidire, essi si unirono al Bahar-
Negasc Isacco, allora alleato dei Turcbi e insorto contra
U Negus (1). Non sembra che Sarzadenghiel (1563-1597) si
curasse di loro piu del suo predecessore Minas, ne cbe li im*
piegasse in alcun modo durante il suo lungo regno, ma
quando il re fanciuUo Jacob (1597-1603) sali sul trono
essi si legarono alle sue sorti e quando egli fii esiliato
molti fra loro seguLrono il partito di Za-Dengbel e com-
batterono valorosamente alia battaglia di Barcio.
Quando Jacob riprese la corona i Portoghesi torna-
rono con lui e con lui furono vinti nella battaglia di Le-
bart, dove si erano riuniti contro il pretendente Susenios.
Si vede dunque che da qualsiasi parte combattessero
erano sempre battuti, non per colpa loro ma per la vi-
gHaccheria degli abissini coi quali si trovavano uniti.
Cio nonostante, malgrado i ripetuti lovesci dei partiti
ai quali si accodavano, non subivano mai grandi perdite,
poicbe le tnippe indigene ne avevano paura e non osa-
vano inseguirli quando si ritiravano.
(1) Bahar'Negaaet era il titolo, poii caduto in dieu«o, del a Signore del mare »,
cioi del Goveniatore delle terre compreee fia MaBsaua e il Tigiai.
72
I CASTELLI DI GONDAR
Suseaios segui una condotta afPatto opposta a quella
dei suoi predecessor!, e decise di afifezionarsi i Por-
toghesi e di indurli ad unire le loro fortune alle sue.
In conseguenza comincio col fare grandi cortesie ai
loro preti. Chiamo presso di se il gesuita Paez e dope
le consuete dispute suUa supremazia del Papa e sulle
due nature del Cristo gU fece celebrare una messa e
predicare in pubblico con lo stesso success© che ai
tempi di Za-Denghel e con lo stesso malcontento da
parte del clero copto.
La provincia del Dembea, che si estende intorno al
Tana, e la piii fertile e la meglio coltivata di tutta la
Abissinia. Pianeggiante, essa sembra sia stata formata
dal decrescere del lago, che a giudicarne da molti indizi
evidenti, deve avere avuto in passato un'estensione qua-
drupla di quella attuale. Sulla riva meridionale del lago
si eleva una roccia, formante una specie di promontorio
che si spinge molto avanti nell'acqua. Non esiste forse al
mondo alcun luogo piii hello ne piu pittoresco di questo,
circondato come e dalle acque, fuorche da un solo lato.
II cUma vi e deUzioso, le febbri non vi infieriscono mai,
il panorama del lago e dei monti che in lontauanza do-
minano la pianura e di una magnificenza inconcepibile
per una immaginazione europea e la natura sembra aver
creato un tale soggiorno, per. la salute, la quiete e il be-
nessere. Padre Paez domando questo promontorio, ed il
re — dicono — glielo concesse in perpetuo, e lo autorizzo
a costruirvi un couvento.
73
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Gli abissini fiirono estremamente stupid alia vista
di un edificio costruito di pietre e di calce, cosa di cui
fino allora non avevano avuto alcuna idea. Ma furono
aache piu sorpresi quando Paez, edificato il convento,
comiacio a costriiire alio stesso modo un palazzo che il
sovrano gli aveva richiesto. Questo palazzo, con la chiesa
annessavi, sorge all'estremita meridionale della penisola,
in un luogo chiamato Gorgora (1). Gli abissini provarono
una ammirazione mista a terrore vedendo una casa so-
vrapporsi a un'altra casa, poiche cosi definivano una casa
a due piani. Paez, seppe spiegare in questa circostanza
tutta la sua ingegnosita e i suoi talenti, fu nello stesso
tempo architetto e muratore, carpentiere e fabbro e si
servi degli strumenti propri a tutte queste arti. La resi-
denza regia fu rivestita all'interno di legno di cedro, e
divisa in sale di cerimonia « in camere private per il re
e la regina e i personaggi di corte ; con annessi gli alloggi
per le guardie ed i servi » (2).
(1) Di questa chiesa leetano imponeati rovine. Di forma rettangolare, con Pabside
a mezzo cerchio, easa aveva la porta principale ^iella facciata adoma di quattio co-
lonae e di due pila^tri di ordine joiiico ; su ciaacuno dei lati una porta miuore con due
colonne. e in alto due finestre, pariznenti adome di due colonne arricchite di fregi e
scnltore. La costmzione era tutta in pietra sqnftdrata di tinta avorio e Toeaastra.
Aveva un campanile della ates»a fattora, con una acala interna che permetteva di
Accedcre al tetto, il quale era a terrazzo, recinto tutto intomo ]da una balaustrata a
colonnine. (Cfr. ciuta lettera del P. Luigi de Azevedo S, I., del 3 luglio 1619 in
< Return Aetbiopicanim Scriptorea >, Vol. XI, pag. 412 e segg.).
(2) Di queata residenza impetiale non fiembra restino tracce^ a meno che alcune
informi rovine adiacenti alia chieaa non siano le vestigia del fastoso palazzo magat-
ficato dai contemporanei.
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Cusqutim : Casa dj rappresenranza. ParHcolare della facciata
principafe.
Cusquam ; Inferno del locale superiore delta "casa dl rappresen-
tanza,, dell' Imperarrice.
III.
STATO DEI DISCENDENTI DEI PORTOGHESI DI
ETIOPIA, SESSANT'ANNI DOPO LA CACCIATA
DEI GESUITI.
(Da una lettera del, sacerdote Melchiorre de Syl,va
all'Arcivescovo di Goa, in « Notizie e saggi di
opere e documenti inediti riguardanti ia Sto-
RiA d'Etiopia » DI Padre Camillo Beccari S. J,
PP. 413 E SEGG.).
Tra i codici della CoUezione Pombaliana che si con-
serva nella Biblioteca Nazionale di Lisbona si trova la
lunghissima lettera o relazione di un tale sacerdote Mel-
chiorre de Sylva, scritta dall'Etiopia U 5 agosto 1695.
Essa e I'unica relazione, stesa da un testimone oculare
degno di fede, circa sessant'anni dope la tragica fine degU
ultimi missionari gesuiti, suUo stato dei meticci porto-
ghesi in Etiopia, rimasti fedeli alle lore tradizioni catto-
liche e che si erano rivolti per aiuti spiritual! al Patriarca
di Goa.
II De Sylva, che sembra fosse di origine indiana,
penetro in Etiopia in veste di mercante e pote awici-
75
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
nare, pertanto, insospettato, i « portoghesi » quasi indi-
geniti, come egli stesso narra nei termini seguenti ; ■
« V. S. ebbe una ispirazione divina nell'inviar
qua un sacerdote in quest'anno, poiche la mia venuta fu
cagione che non s'andassero a perdere molte anime che
erano gia sul punto di passare all'eresia e cominciavano
gia a far circoncidere i figlioli e ad osservare il sabato ;
come tutt'ora van facendo alcuni dei meticci discendenti
dei Portoghesi Questi errori e molti altri che sono
intollerabiK, professano costoro e che io ometto, per ve-
nire a narrate quel che tocca ai nostri cattolici, i quali
pure si andavano affezionando a queste costumanze, per-
che i meticci non tengono piu di europeo che la pelle
chiara ; nel resto hanno tutto comune con gli abissini,
come il coltivare i capelli per ornamento del capo, e
86 ne servono come di cappeUo, e le lenzuola con
che si ricoprono ; che e una compassione veder cosi
vestiti i discendenti di quegli uomioi nobili che passarono
in questo paese. Molto pochi saano parlare portoghese,
tutti sono ormai veramente abissini, e nella favella e nei
costumi ; non resta loro che U dire solamente : k siamo
cattolici figli di portoghesi » - e vero che si dicono pronti
a partire per i'lndia se verra a prenderli una flotta a que-
sto porto di Daleck ; che sarebbe un'opera eroica e di
grande servizio di Dio, affinche col tempo non si vada
ad estinguere questa razza ».
E piu innanzi, spiegato con quali accorgLmenti egli
fosse riuscito a entrare in Etiopia, il sacerdote accenna
76
Ponre suH'Angareb (Fasil-Dildil).
Tav. XXXII
I CASTELLI DI GONDAR
ad alcuni meticci, maggiorenti e notabili della comu-
nita : Luigi de MendonQa, Giovanni Gomez de Abreu,
Gonzalo Soares e il di lui figlio Geronimo, Francesco
Diaz, ed infine Don AJvaro de Costa e Dionisio de Lima
ch'egli chiama « fidalgo » (1) ed era « capitano » di tutti
i Portoghesi. Consiglia che a costoro si mandino regali,
anche per confortarli nella loro miseria, e conclude la
lettera, come gia Padre Almeida, con il suggerimento
che vengano da Goa alcune navi a toglierli finalmente
dair Africa ;
« Chiedo infine a V. S. che determini che si
trasferiscano costa questi cattolici, fra i quali si potranno
reclutare duecento soldati assai valorosi per essere stati
tirati su tra le guerre, per combattere nel Ceylan, il che
si esegiiira con la venuta a questi porti di una armata
di cinquecento soldati ; poiche gli Abissini non vogliono
piu saperne dei Portoghesi e li lasceranno andare ».
(1) In portoghe»e : aobile di <iito e puro W^nnzsio.
77
IV.
MISSIONARI ITALIANI IN ETIOPIA
DEL COSIDETTO PERIODO « PORTOGHESE ..
Negli Armali della Compagnia di Gesu riferentisi
alia Missione d'Etiopia nel secolo xvii ricorrono spessis-
simo i nomi del Padre Lorenzo Mangoni, nato a Roma
nel 1562 e morto in Etiopia nel 1614, rettore del semina-
rio di Fremona, presso Axum ; del Padre Francesco An-
tonio De AngeUs, napoletano, dottissimo cultore degli
studi etiopici e traduttore in « ghez >> dei commentari
del Maldonado sui Vangeli ; del Padre Antonio Bruno,
siciliano, che sfuggl in Etiopia aUa persecuzione e mori
a Goa, neU'India portoghese ; del Padre Giuseppe Gi-
roso, morto per gli strapazzi sopportati nel viaggio,
quando coi confratelli si trasferiva a Diu, altro scalo
tenuto dai Portoghesi in India, dove avrebbe dovuto
esser Procuratore ; del Padre Giacinto Franceschi, fio-
rentino, Martire e Venerabile, lapidato e impiccato nei
dintorni di Axum ; del Padre Brunone Bruni, abruzzese,
che, quasi per miracolo, sopprawisse alle quindici ferite
di arma bianca riportate in Assa nell'attacco dei copti
79
I CASTELLI DI GONDAR
contro quella fedele comunita cattolica, per morire piu
tardi, martire, nel Temfaien. Italiano era il Padre Tor-
quato Parisiani, che, mentre piu infieriva la persecuzione .
xenofoba, dal Patriarca di Goa fu inviato a soccorrere i
profughi cattolioi rifugiati alia costa. Di origine italiana
era il monaco indigene Abba Jacob, tigrino, nepote
— pare — ex filio, di un Messer Alessandro, che, secondo
il Cordara, sarebbe stato veneto e che, schiavo dei turchi,
fuggi da Debaroa e si uni ai portoghesi di Cristoforo
Gama, prese una moglie indigena e mori nel Tigre.
80
V.
IL LUTERANO PETER HEYLING, CONSIGLIERE
DI FASILIDES E ISTIGATORE DEL MARTIRIO
DEI PADRI CAPPUCCINI AGATANGELO DA
VENDOME E CASSIANO DA NANTES, NEL 1638.
(DaLLO kStATO DELLA ReLIGIONE CaTTOLICA in EtIOPLA))
DEL p. TORQUATO PaRISIANI S. J. IN « EtIOPIA
Francescana » DEL Fr. T. Somigli - TOMO I.
Parte I, pag. 193 e segg.).
« Si trovava in quel tempo nel Cairo un Luterano
di Lubecca, citta priacipale aaseatica del Mare Baltico,
di noma Pietro Heyling che si fece nominare Pietro
Lione I'Olandese, per non essere conosciuto ; et era uscito
dal suo paese con dodici altri compagni (conforme la re-
lazione di diversi), per seminare I'eresia lore in diverse
parti del mondo, a guisa di dodici, non gia veri, ma falsi
Apostoli, havendo costui preso sopra di se I'incumbenza
di predicare nelle parti d'Egitto e d'Abissinia, onde si
trattenne nel Cairo, conforme habbiamo detto. E per
81
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
che egli era un huomo molto dotto, buon medico et
esperto di molte lingiie, et in particolare deUa greca,
ebrea, araba et abissina ; mostrando di piu, nel suo
esterno, gran bonta di vita, era non solamente conosciuto,
ma ancora stimato dalli PP. Missionarij e da molt'altri
per un sant'huomo. Ma osservando li Padri, in progresso
di tempo, che sotto questa pelle di pecora un lupo ra-
pace si nascondeva, cioe che egli nel Cairo andava semi-
nando principij di falsa dottrina, all'hora generosamente
se gU opposero, e lo discreditarono da per tutto. E tra-
lasciando bora molte cose cbe fra di loro segnirono, che
al nostro proposito non servono, dico solamente che era
desiderosissimo ancor esso d'andar in Abissinia ; anzi
s'era gia una volta inviato per quelle bande, ma ne fu
impedito dal P. Agatangelo, il quale lo seguito sino in
Siiit (Assiut), e lo fece tornar indietro a dispetto suo ;
ma intendendo poi Pietro la nuova, che i PP. Gesuiti
erano stati banditi dal Re FasLIades per un suo bando
publico, nel quale espressamente gli comandava che
sotto pena deUa vita uscissero tutti dentro quel termine
da lui nel bando determinato ; e che moiti di loro et
altri stimati per Gesuiti, erano ultimamente stati uccisi,
perche spirato il termine del bando furono trovati an-
cora nel paese ; per queste ragioni specialmente stimo
Pietro proportionate questo tempo, nel quale il sangue
del popolo abissino non era del tutto ancora rafifreddato
contro li Cattolici, il piu opportuno per poter irritargli
maggiormente contro di essi, e di persuadergli che non
82
I CASTELLI DI GONDAR
si uaissero mai con la Chiesa Cattolica. Stimolato, di piu,
dairanimo cupido di vendicarsi dell'afironto ricevuto
nel Cairo dal P. Agatangelo, determino di fare tutto il
possibile per procurare con I'aiuto del Metropolitano
scismatico che alii missionarij fusse proibito Tadito nel
detto Regno, e percio stimolo il medesimo Metropolitano
ch'ancor egli in questo negotio volesse cooperare con
fare intendere la sua authorita appresso il Re quando
che saria arrivato, altrimenti tosto sarebbe egli come
huomo semplice, et idiota, da i Padri che stavano per
venire, come da huomini savij e letterati, scavalcato
della sua dignita ».
« Arrivato che fu in Abissinia Pietro Heyling elesse
una chiesa per sua stanza, dove comincio a far il medico
et insegnare alii figliuoli la lingua greca et ebrea, delle
quali gli Abissini fanno grandissima stima ; cade la sua
fama in breve tempo volo per tutto I'lmperio ; tal che
venne ad essere tenuto per un grandissimo oracolo ; sti-
mando i Principi e grandi del Regno per gran ventura
il poter consegnare alia di lui istruzione i loro figlioU, of-
ferendogli ricchezze e tesori, egli pero mai volse accet-
tare cosa alcuna ; e quando era costretto d'accettare
qualche regalo, lo spendeva tutto in sovvenire a poveri,
in vestirgli e calzargli, in medicargli et in altre maniere
per servitio loro ; mostrandosi sempre alienissimo da
ogni interesse e comedo private ; all'incontro desidero-
sissimo di far servitio a tutti. Fra tanto, il Re havendolo
gia honorato col titulo di suo primo ministro di Stato, gU
83
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
assegno una deliziosissima villa reale, per sua abitazione,
lontaaa dalla Corte una mezza giornata, chiamata Ghe-
nete Christos^ cioe FOrto di Christo, dandogli ancora ser-
vitu, et entrate competenti, di maniera cte potesse stare
alia pari con qualsivoglia Prencipe ; ne mancavano di
queUi nel Cairo mi dicevano, essersi egli inoltrato tanto
neUa gratia del Re che non dubitava di oflFerirgli una
sua figlia per moglie. Ritrovandosi egli adunque in tanta
ampiezza di fortuna et autorita, non gli poteva mancare
d'ottenere dal Re tutto quello avesse desiderate. Onde
non tralascio di rammentar spesso al Re 1' inquietudine e
sconvolgimenti passati, e che tutti questi erano succe-
duti solo per runione della Chiesa Abissina con la Ro-
mana, e pero lo cousigliava che se egli volesse mantenere
11 suo Imperio in pace e quiete, dover egli tagliar total-
mente la strada ad ogni communicatione con li Franchi,
e comandare con ordini rigorosissimi a tutti li governatori
de i paesi del suo Regno che non permettessero a nessun
Franco, chiunque si fosse, I'entrata nei suoi Stati e do-
minij senza sua espressa licenza : il che fu eseguito
stibito ».
« Intanto non tuancarono li Padri Cappuccini di sol-
lecitare, per peter instradarsi verso I'Etiopia, che, alia
fine, ottennero come desideravano. E per che li buoni
Padri, o non sapevano che Pietro, loro inimico mortale,
fusse andato avanti in Etiopia, non credende che egli
havesse fatto centre di loro tradimento alcuno, s'in-
viarono verso I'Abissinia I'anno 1638, indirizzando il lor
84
I CASTELLI DI GONDAR
viaggio verso Suaquen isoletta del Turco, nel Mar Rosso,
et havendo ivi preso licenza dal Bassa per poter passar
in Abissinia, si partirono per Erquiquo (Archico), I'ul-
timo porto tra il Turco et Etiopia, ove ogni tre, o quattro
mesi, et anco delle volte piu spesso, li Mercanti d'ALis-
sinia vengono a trafficare con i Turchi, essendo distante
detto luogo da Suaquen solamente due giornate. Ivi
s'accompagnarono con mercanti Abissini, verso la Corte
del Re »..
« Venuto I'ordine del Re, che fossero condotti alia sua
presenza, vi furono dal Vice Re mandati, e dal ministro
di Giustizia accompagnati a piedi e quasi tutti ignudi,
sofifrendo mille incomodi per il viaggio, mettendo di piu
nella strada che si fa in molti giorni di posta ordinaria,
lo spatio d'un mese, essi pero andarono con ogni possibil
forza, per rallegrezza che havevan di patire per amor di
Dio ».
(( Condotti avanti al Re, che fu il giovedi aUi 5 d'ago-
sto, neU'anno de trenta otto (conforme attesta il Vene-
rabUe P. Antonio da Virgoletta, nella sua attestatione
mandata da Mesaua, alia Sacra Congregatione de Prop.
Fide Tanno 1641) e lette le lettere del Patriarca del Cairo
in lor favore, 1' Imperatore si consiglio con Pietro e col
suo Metropolitano per avanti compagno del P. Agatan-
gelo, nel convento di S. Macario in Egitto, che cosa si
dovesse fare di questi Padri. A che rispose I'ingrato Me-
tropolitano il quale per avanti haveva tante limosine
■dal P. Agatangelo ricevuto, mentre stette nel convento
85
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI BELLA CORTE
di S. Macario, quali esso gli procurava da mercaniti fran-
cesi habitant! nel Cairo, rispose che il P. Agatangelo
haveva voluto tirare tutto I'Egitto alia sua opinione ;
che in ogni raodo il Re gli doveva far morlre ; e non
mandar in dietro, come inclinava ».
« II Re havendo inteso la risposta deH'Arcivescovo,
o Metropolitano disse a i Padri : Ora Padri, pigliate la
comunione aU''usanza dei Copti, et all'hora sarete da me
ben trattati >i.
« Ma li Padri, pieni di vero zelo del honor di Die, ri-
sposero in questa maniera : Noi siamo venuti per ricever
voi neUa communione de i fedeli di Christo; il Capo vi-
sibile della quale, e Vicario di esso Christo e il Pontefice
Romano, ne noi faremo giammai cosa si detestabile.
Per la qual causa vie piu si sdegno contro di loro I'Arci-
vescovo ; et essendo pregato il medesimo dal Capo della
Caravana che era un Turco, a non istigar il Re contro
gU innocenti Padri, che non meritavano questo, rispose
egli : Quest! aulade zena, cioe bastardi, sono venuti qua
mandati dal Papa Romano e non dal nostro, et il P. Aga-
tangelo e venuto vescovo come sono io, perche il mio
Vescovado e mezzo Copto, e mezzo Papista, e per questo
bisogna fargli impiccar amendue. Onde questa malignita,
e contrarieta del Metropolitano come anco I'istanza della
madre del Re, che a loro era contrarissima ; con I'istiga-
tione di Pietro gia ofifeso dal P. Agatangelo, e le continue
querele del popolo e clero scismatico contro del Re ; gU.
improperij, con i quali di continue lo rimproveravano-
86
I CASTELLI DI GONDAR
credendo che egli non professasse se non con esterne
parole I'antica fede Alessandrina, ma che dentro nel suo
animo fusse affetionato alia fede Romana ; e le minacce
loro di volerlo deporre dal trono reale, se egli havesse
scacciato da se questi due Franchi ; tutti questi stimoli,
dico, fecero tanto col Re, che egli diede la sentenza
della morte contro li Padri, la quale fu, che fussero impic-
cati subito. E percio, non trovando il carnefice pronta-
mente corde per eseguire quel tanto che gli era state
comandato, i Padri medesimi bramosi, della palma del
martirio, gli diedero li cordoni loro, con li quali erano
cinti, e con essi furono impiccati, nudi, e con ogni oppro-
brio possibile, il sabbato, a mezzo di 7°, nel mese di
Agosto, nel trentesimo ottavo anno di questo secolo, nella
Corte del Re. Ma e molto da notarsi il modo deUa loro
morte miserabile, e penosa, impercio che, essendo li
cordoni che servivano per capestro assai grossi, non gli
potevano strozzare, si che stavano essi vivi sospesi nel
patibolo ; il Metropolitano che fu presente a tal spetta-
colo, disse al popolo : Chi di voi ha zelo dell'antica fede
Abissiaa, scagli un sasso sopra di essi. Onde il popolo, mosso
dall' importuno zelo tiro subito in cosJ gran copia sassi
contro dei sospesi Padri, che (come si e detto) anco viveano,
che le forche medesime con li padri restorono sepoltes.
«Ora per tornare a Pietro Heyling egli intanto con-
tinue nella sua prosperita, anzi crebbe ogni giorno vie piii
in stima, e gratia di tutti. Ma sicome la troppo grande
prosperita, rende gli huomini incauti per lo piu temerarij,
87
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
e percio facilinente gli conduce al precipitio : cosi av-
venne ancora a Pietro. Impercioche quando si vidde
colmo di felicita, si che non capiva piu in se medesimo
diede nelli spropositi, et havendo avanti imbrattato le
sue sacrileghe mani, cou 11 sangue di quei due servi di
Dio ; adesso vedendosi da ogni banda Ubero da i suoi
nemici non hebbe scrupolo di adoprare la sua maledica
lingua contro li Santi e Beati del Cielo, e contro di Dio
medesimo. Onde non insegnava piu segretamente le sue
eresie, ma le predicava pubblicamente et in particolare
fa, che non si dovesse prestare veneratione alcuna alia
Madre di Dio, ne meno ad altri Sancti del Cielo ; ne do-
versi ricorrere ad essi ne i bisogni, per impetrare mediante
I'intercessione loro, gratie, e favori da S. Maria, dicendo :
esser questo un levar I'honore a Dio, e idolatria manife-
sta del culto, contraria alia Sacra Scrittura. E percio
proibi audacemente a i suoi scolari (che furono tutti figU
di Signori grandi) che non recitassero piu nella scuola una
carta oratione deUa Madonna, solita a dirsi da loro nel
principio e £ne della letione. Ma gli Abissini, gente
per altro devotissima della Madonna, quando intesero
questo dai loro figliuoli, gli levarono tutti dalla sua
scuola, mostrando di sentire per questa cagione gran-
dissimo dispiacere ; nientedimeno persisteva egli in pub-
blicare simili errori, fidandosi sopra la protettione del Re ;
il popolo non potendo tolerar piu tanta perversita, se ne
ando con gran furia al Re medesimo minacciandogli la
morte, se egli non havesse scacciato dal Paese, 1' Eretico ».
88
I CASTELLI DI GONDAR
« Onde il Re, prevedendo le disgratie che per la di
lui causa sopra di se, et il suo Regno potevano venire,
gli disse qualmente non gli bastava piu I'animo a pro-
teggerlo ; che percio stimava esser suo bene, che si ri-
tirasse dalla Corte, e se ne andasse per qualche tempo in
qualche altro paese. E pero Pietro si parti d'Aiissinia,
dopo che vi era stato almeno per lo spatio di dodici anni
(conforme m'assicuro, il signore Pietro Abissino, che sta
qua in Roma, e I'haveva conosciuto benissimo in Ahis-
sinia), con un gran seguito di servitori, e carico di tesori
che ivi gli erano stati donati. a
« Arrivato che fu a Suaquen, il Bassa, vedendo i te-
sori, et il seguito che conduceva seco, avido di essi, gli
tolse ogni cosa, et a Pietro fece tagliar la testa, accioc-
che non potesse querelarsi di lui al Re ; alcuni di quelli
che erano nella sua compagnia si fecero Turchi, altri
fuggirono nel I'lndia, e parte andarono a Gerusalemme.
E questo fu Tesito tragico di Pietro. Dopo questi suc-
cessi, in Abissinia, e stato vano ogni attento di poter
ritornare noi altri d'Europa, in gratia con li Abissini,
■havendo queste attioni lasciato appresso di loro impres-
sione tanto gagliarda, che sino al di d'hoggi non pos-
sano ne meno sentir nominare li Franchi ; e pero per esser
il Re, maggiormente sicuro dalli Europei, ha dato, come
s'e detto, ordiui strettissimi a tutti i governatori de i Paesi,
d'Abissinia, che si faccia rigorosissima inquisitione deUa
gente che vi entra et oflferto una certa quantita d'oro
per ciascuna testa de i Franchi che essi gli mandaranno i>.
89
VI.
MARTIRIO DEI MISSIONARI FRANCESCANI:
P. LIBERATO WEISS, P. MICHELE PIO FASOLI
E P. SAMUELE MARZORATI (1716).
(Dal « Voyage aux Sources du Nil, en Nubie et en
Abyssinie », Di J. Bruce. Tomo VI, pag. 162 e segc).
« L'Imperatore Davide III, allevato da sua madre
nei principi dei monaci di S. Eustazio, nemici acerrimi
del Cattolicesimo, era particolarmente attaccato al Credo
Alessandrino. L'Ecceghie, Capo dei Monaci di Debra
Libanos, ne fu pertanto facilmente ascoltato quando
gli denuncio, offrendo di provarlo, cLe tre preti cattolici
e un interprete abissino si erano stabiUti nello Uolcait
da alciini anni e cbe erano stati mantenuti, protetti e
consultati dal Negus Yostos che aveva spesso assistito
aUa Messa, da essi celebrata secondo il rito romano.
Davide diede pertanto I'ordine di arrestare i missionari
e il lore interprete, chiamato Abba Gregorio.
Quei disgraziati furono condotti davanti al piii bar-
baro e al piu parziale di tutti i tribunali. UAbha. Ma-
smare e Adug-Tesfb, che avevano fatto il viaggio del
91
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Cairo e di Gerusalemme e che parlavano I'arabo, furono
incaricati di interrogare i missionari e di interpretare
le loro risposte, e il processo fu breve. La prima domanda
che fu loro rivolta, fu cosi concepita :
« Accettate o non accettate voi il Concilio di Cal-
cedonia conie regola di Fede ? E credete voi che il Papa
Leone lo abbia presieduto e diretto regolarmente e le-
gittimamente ? n Ed essi tisposero : « che consideravano
il Concilio di Calcedonia come il quarto Concilio generate
e che accettavano le sue decision! come altrettanti arti-
coli di fede, e che credevano che il Papa Leone lo aveva
presieduto e diretto regolarmente e legittimamente come
Capo della Chiesa Cattohca, successore di S. Pietro e Vi-
cario di Cristo in terra ».
A queste parole un grido generale di furore si alzo
nell'assemblea : « Che siano lapidati ! Chiunque non get-
tera loro tre pietre, sara maledetto e nemico della Vergine
Maria ! » e la crudele sentenza fu senz'altro eseguita.
Un solo prete abissino, uomo distinto per il suo
sapere e la sua religione ed uno dei principali dell' assem-
blea dichiaro con veemenza che i Missionari erano stati
giudicati ingiustamente ed irregolarmente. Ma la sua
voce non pote farsi intendere in mezzo ai clamori di
quella moltitudine barbara, e i disgraziati Missionari
restarono preda del furore dei loro nemici. Fu loro messa
una corda al cello e furono trascinati in un luogo dietro
alia Chiesa di Abbo suUa strada di Tedda, dove, in con-
formita alia sentenza, furono lapidati e ricevettero la
92
I CASTELLI DI GONDAR
morte con una pazienza e una rassegnazione uguali a
quella dei primi Martiri cristiani.
Ho spesso traversato il luogo dove tre grandi muc-
chi di pietre ed un altro piu piccolo (1) coprono i resti
di quegli sventurati, e non senza fare varie tristi rifles-
sioni sui pericoli che correvo io stesso, mi sono stu-
pito che quei tre sacerdoti siano rimasti ignorati in
mezzo al grande numero dei loro confratelli che sono
stati onorati dagli scrittori cattolici ed il cui nome e de-
stinato a prendere posto nel Calendario Romano.
Benche altri missionari abbiano potuto penetrare
in Etiopia dopo il regno di Yostos, io stesso ignorerei
il loro nome, senza un opuscolo, pubblicato a Roma
nel 1774 da un cappuccino, certo Teodosio Valpi ; e
che mi e state inviato dal mio degno e colto amico, il
Sig. Daines Bairington. E' da questo opuscolo che ho
desunto il nome dei tre sacerdoti lapidati : Padre Libe-
rato de Wies, prefetto ApostoHco d'Austria, Padre Mi-
chele Pio da Zerba, della Provincia di Padova, e Padre
Samuele da Beamo (sic), milanese » (2).
(1) Insieme ai missionari fu ucciso anche un fanciuUo, loro servo od allievo. II
Bruce, maligrnamente, insinua fosse " 6glio di uno dei religiosi ». L'equivoco si spiega
in quanlo — come e noto — gli scbiavi, in Abissinia, venivano, usualmente, cbia-
mati appunto ft figli », di cbi li possedeva.
{2) 1 Martiri, come risulta da ricercHe e pubblicazioni recenti, si devono identiii-
care con i religiosi : Padre Liberate Weiss, nato a Konaersreutb nel Palatinato Ba-
varese il 4 gennaio 1675, da Giovanni e Regina Weiss ; Padre Micbele Pio Fasob,
nato a Zerbo (Padova) il 3 ma°:gio 1676 ; Padre Samuele Marzorati, nato a Biumo
Inferiore (Varese) da Carlo e Anna Maria Marzorati, U 10 settembre 1670. II luogo del
martirio e della sepoltura, h stato riconosciuto, in base alle iadicazioni del Bruce, dal
buon Padre Sournac, lazzarista, che per circa due lustri, e fine all'occapazione ita^
liana, ba dimorato a Coadar, ia poverty evangelica.
93
VII.
OPERE FATTE COMPIERE IN GONDAR
BALL' IMPERATORE YASU II (1730-17S5).
(Vedi ; J. Bruce, « Voyage aux Sources du Nil,
1768-1772 ». Tome VI, pag. 242-245).
(( Egli, (Yasu II) aveva gia fatto costruire a Cu-
squam una chiesa che gli era costata immensamente (1),
ed ora faceva ricostniiie il palazzo di Gondar che doveva
costargli anche di piu. Non contento di questo edificio,
faceva restaurare la sua casa di Rigobbe-Biet, all'estre-
mita Nord della citta, devastata dai ribelli, ed aveva
cominciato a edificare un'altra villa con grandi giardini
e boschetti di aranci e di cedri, ad Azozo, suUa riva di un
bel corso di acqua che la separava dalla Chiesa di Tecla-
Haimanot da lui fatta pure ricostruire. Ma la sua prin-
cipale occupazione era I'abbellimento del palazzo di
Gondar.
(1) Yasu 11 era £glio dell'Imperatrice MentuaJb, che fa a luBgo reggente in sno
Dome, percio quanto si h fatto durante il di loi regno h speeeo, e non a torto, attribuito
a lei, che ne fu in ogni caso la prima ispiratrice : cosl per la famosa ahbazia di Cusquam
e per la palazzina nella citt& impeiiale.
95
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Vi era stato in quel tempo (1) una rivolta, un
massacro o qualche altro disastroso avvenimento fra i
cristiani di Smirne, alcuni dei quali se ne fuggirono al
Cairo, e trovando questa citta anch'essa funestata da
crudeli fazioni, guadagnarono Gedda, con rintenzione
di passare in India. Ma persero il monsone favorevole e
sprovAristi di denaro, traversarono il Mar Rosso, sbarca-
rono a Massaua e salirono a Gondar. Due fra loro erano
orefici e specialmente esperti nell'arte deUa filigrana :
furono accolti assai benevolmente e impiegati dal Re
a ornare il sue palazzo nel modo piu sontuoso e piu bril-
lante che il loro gusto potesse immaginare.
Questi artisti e varii giovani abissini da loro istruiti
e discendenti da altri artisti greci morti nel paese, orna-
rono la sala dalle udienze in modo veramente ammire-
vole. I pannelli che in Europa sogUono essere di legno,
erano scolpiti in avorio, a quattro piedi di altezza dal
pavimento, e sormontati in alto da una cornice o meglio
da una bordura di rame superbamente dorata. La bel-
lezza del soffitto corrispondeva alia magniiicenza di tutto
I'ambiente, ed era dovuta all'opera di artisti falascia.
Consisteva in un intreccio di canne dipinte e disposte
in figure a foggia di mosaico, di piacevolissimo effetto.
Disgraziatamente questa camera non pote essere finita,
perche vennero a mancare gli specchi ed il Sovrano mori
troppo presto. Dopo, il gusto dell'arte decadde e gli
(I) 1736.
96
I CASTELLI DI GONDAR
artisti rimasero negletti, o utilizzati solo per adornare
le selle, le briglie, le sciabole ed altri utensili guerreschi,
lavori per i quali erano mal pagati. Molti fra gli speech!
della sala delle udienze di Yasu erano gia caduti, ma al-
cuni sussistevano ancora al tempo della mia venuta a
Gondar (1), e fui io stesso testimonio della lore di-
struzione totale dope la battagUa di Serbracsos.
Yasu aveva cominciato a far costruire un'altra sala,
non meno bella della sala delle udienze. Questa doveva
essere rivestita di placche di avorio ornate di stelle dei
piu vivaci colori, sparse di distanza in distanza. Ma anche
questo ambiente era quasi rovinato, quando potei ve-
derlo. Non era stata finita che I'alcova, dove era posto il
trono, e questo trono ed il Sovrano stesso quando lo
occupava ne nascondevano in gran parte lo sfondo. En-
tusiasta dei suoi artisti e dell'opera loro, Yasu vi si dedico
interamente. Amava lavorare con le sue proprie mani, e
nulla lo lusingava tanto quanto il vedere che con un
compasso poteva egli pure disegnare una Stella, simile
a quelle che dipingevano i suoi Greci. La sua benevolenza
verso costoro non aveva limiti. I migliori villaggi, spe-
cialmente queUi delle vicinanze di Gondar, fiirono lore
concessi, affinche potessero riposarsi e divertirsi senza
perdere tempo. II Re giunse, per loro, a riuunziare per-
fino alia sua vecchia passione per la caccia : non fece
piu spedizioni contro i negri sciangaUa, ne contro i pa-
stori dell'Atbara ».
(1) 1769.
97
vm.
LE 44 CHIESE DI GONDAR (1)
A) Chiese periferiche anteriori alia fondasione della
Cittd Imperiale :
•1. — Caha Jesus (Gesu del Caha), fondata da Uenie
Seinie, mitico persoaaggio locale.
2. — Arvaitu Ensesa (i Quattro Saati), fondata da
Gondoroc Gheorghis e altri.
*3. — Belaggigh Cuddus Micael (S. Michele di Belag-
gic), fondata da Uenie Seinie.
*4. — Uerangheb Gheorghis {S. Giorgio di Ueran-
gheb), fondata da Uenie Seinie.
5. — ■ AiRA Cuddus Micael (S. Michele di Aira), fon-
data dai paesani.
•6. — Gondoroc Mariam (S, Maria dei Gondarini), fon-
data dai paesani.
7. — GuARA Johannes (S. Giovanni di Guara), fon-
data dai paesani).
(1) Sono contrassegnate con un aBterisco le chiese tuttoza officiate.
99
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
8. — Arochie Lideta (Vecchia Trinita), fondata dai
paesani.
9. — Deva Hauariat (Gli Apostoli di Deva), fondata
dalle «12 sposew.
•10. — CUDDUS Emanuel (S. Emanuele), fondata dalle
<;! 12 spose».
11. — TsiYON Mariam (S. Maria di Sion), fondata dalle
« 12 spose ».
12. — Simon Tzaamdi (S. Simone di Tzaamdi), fon-
data da Hasei Isaac.
*13. — ZiHOR Mariam (S, Maria del Sihor), fondata da
Hasei Isaac.
•14. — Damot Gheorghis (S. Giorgio di Damot), fon-
data dalle «12 donzeUei).
•15. — Menzobo Teclehaimanot, fondata dalle « 12 don-
zeUeo.
•16. — Azozo Teclahaimanot, fondata dall'Imp. Su-
senios.
B) Chiese del periodo imperiale :
*17. — Medanie.Alem (Salvatore del Monde), fondata
dall'Imp. Fasilides.
•18. — Addebabai Jesus (Gesii della Corte Imperiale),
fondata dall'Imp. Fasilides.
♦19. — Ghemgia-Biet Mariam (Tesoro della Vergine),
fondata dall'Imp. Fasilides.
100
I CASTELLI DI GONDAR
•20. — Fit Micael (il Vecchio S. Michele), fondata dal-
r Imp. Fasilides.
21. — Fit Abbo (il Primo Padre - dedicata a Ghebre
Menfes Cuddus), fondata daU'Imp. Fasilides.
*22. — Cuddus Ghebriel (S. Gabriele), fondata dal-
I'lmp. Fasilides.
*23. — Elfign Gheorghis (Cappella di S. Giorgio nella
citta imperiale), fondata dall'Imp. Fasilides.
*24. — Abba Antonios (S. Antonio), fondata da Tzadich
Johannes.
*25. — TzADA Igziavierek (Chiesa del Die Padre) (Tomba
dell'Imperatore), fondata da Tzadich Johannes.
•26. — Addebabai Teclahaimanot (Chiesa di Teclahai-
manot della Corte Imperiale), fondata da Yasu
il Grande, bruciata e ricostruita.
•27. — Debra Berhan Sellassie (Chiesa della Luce
della Trinita), fondata da Yasu il Grande.
28. — Selestu Mit (Chiesa dei 300), fondata dall'Im-
peratore Tewflos.
•29. — LiDETA (Nativita), fondata dall'Imp. Yostqs.
*30. — Attatami Cuddus Micael (S. Michele il Bello),
fondata dall'Imp. David.
31. — Cuddus Eostateos (S. Eustacchio), fondata dal-
' rimp. Bakafa.
•32. — Defecia Chidane Meret (Chiesa del Patto della
Misericordia, fondata dall'Imp. Bakafa.
33. — Cuddus Rufael (S. Raffaele), fondata dall'Imp.
Bakafa.
101
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
•34. — CusQUAM Debra Tzahai (Chiesa del Sole di Cu-
squam), fondata dall'Imperatrice Mentuab.
•35. — CuDDUS Johannes (S. Giovanni Battista), fon-
data dall'Imp. Yasu II.
•36. — Bohata Mahiam (Presentazione di Maria), fon-
data dall'Imp. Teclahaimanot II.
•37. — CuDDUS Chercos (S. Quirico), fondata dall'Imp.
Teclahaimanot II.
38. — CuDDUS PiETROS Paolos (SS. Pietro e Paolo),
fondata dall'Imp. Teclahaimanot II.
•39. — Abbagialie Teclahaimanot (Chiesa di Tecla-
haimanot o della scuderia), fondata dall'Imp.
Teclahaimanot II.
•40. — UoiDENEGORGDAT JoHANNES (S. Giovanni Evan-
gelista), fondata dall'Imp. Teclahaimanot II.
•41. — Fenter Lideta {Nativita - fuori le mura), fondata
dall'Imp. Teclahaimanot II.
42. — CuDDUs Fasilides (S. Fasilides), fondata dal-
l'Imp. Salomone II (1).
43. — Debre Metmach Mariam (Battesimo di Maria),
fondata da Teclegheorghis.
44. — Abie Ichisi, fondata da Has Ghebriet del Semien
sotto il Regno di Teclahaimanot II.
(1) Av«va eede nel padiglione del Bagno di FaflilidcB, ph da molto tempo di-
■totto dalla deatinazioae originaria.
102
IX.
DECADENZA DI GONDAR
(V. Arpjauld d'Abbadie : «Douze ans dans la Haute
Ethiopieb. Paris, Hachette, 1868, pag. 75 e segg.).
La rapida e completa decadenza di Condar durante
il breve spazio di due generazioni, e dipinta dal vivo da
Arnaldo d'Abbadie che, col fratello Antonio, vi trascorse
un decennio, nella prima meta del secolo passato.
Mentre ai tempi del Bruce, mezzo secolo addietro,
la corte conservava parte del suo splendore, e i casteUi
imperiaU erano quasi intatti, nonostante I'incuria pro-
pria degli Abissini, i d'Abbadie trovarono una Gondar
gia morta, almeno come centro politico e dinastico. Elo-
quente, in proposito, e il brano che descrive lo stato di
equallore in cui regnando il vecchio Atzie Sahala Denghel
(1832-1840), si trovava lo stesso castello di Fasilides, che
pure continuava ad essere abitato.
(( II palazzo imperiale, costruito dai Portoghesi (1),
(1) 11 d^Abbadie qui Incorre ueU*errore consueto. Gondar, come si & visto, 8ors«
proprio negli anni nei quali i Portoghesi, autentici o meticci, eran pereeguitati con inag>
£iore ferocia e, certo, non pensavano a coatmire caatelli. Questi son « portoghesi », ma
aon di esecuzione : di tecnica, di gusto, di stile architettonico.
103
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
circa due secoli fa, sorge in mezzo a quartieri in rovina,
Consiste in una agglomerazione di edifici senza simmetria,
coperti alcuni da piattaforme merlate, altri da cupole O
volte ; tutto intorno si eleva una cinta spaziosa e irre-
golare costituita da una muraglia praticabile, munita di
feritoie e turrita ; il principale edificio ha per facciata
una grossa e alta torre quadrata, che domina tutto I'in-
sieme. Delia sala dei banchetti e delle udienze solenni
non resta piu che un pezzo di muro, al centre del quale
il vano arcuato dell'alto portale d'ingresso, si staglia
isolato sul cielo. I bagni, le stufe, sono in rovina ; i ma-
gazzini, le cucine, le scuderie, le camere segrete, in cui
gli Imperatori solevano appartarsi coi propri famigliari,
per riposarsi dalla rigida etichetta di corte, sono anch'essi
inabitabili, e nessuno nel paese e neppur capace di pre-
parare la calce per ripararne i danni. Una antica pri-
gione e la gran sala dei giudizi imperiali sono i soli locaU
che rimangono intatti.
Giunti sul pianerottolo di una ampia scala esterna
un paggio seminudo ci dischiuse la porta di una vasta
anticamera, dalla quale passammo nella sala di giustizia,
rettangolare e nuda, nel fondo deUa quale I'Atzie, od
Imperatore, troneggiava sereno su di un divano indiano,
recante ancora i resti di un intarsio di avorio : un tap-
peto persiano, logoro e troppo stretto, non riusciva a
coprirne il giaciglio di cuoio. Quattro paggi stracciati,
un eunuco e due vecchi, stavano in piedi ai lati di quel
povero soglio ».
104
X.
LA CHIESA DI BARIE'-GHEMB
E IL CASTELLO DI GUZARA'
Fra gli edifici sparsi un po' in tutto I'Amara, che
—^ anteriori alia stessa fondazione di Gondar — vanno
considerati come i primi, e piu tipici, campioni deUo stile
e del gusto portoghese-etiopico, due particolarmente son
degni di menzione : la chiesa di S. Michele a Barie-
Ghemb, e il castello imperiale di Guzara neUo Imfraz.
Poiche i due monumenti son pochissimo noti (la chiesa
non risulta sia stata segnalata, prima d'ora, da alcuno
fra i pochi viaggiatori che ban percorso la zona, mentre
solo il Pollera — che visito il castello, credo nel '29 —
ne fa cenno neU'opera « Storie, leggende e favole del paese
dei Negus » (1) — e poiche adesso, invece dei sentieri
di un tempo, accessibili solo ai pedoni ed ai muh, una
buona rotabile traversa la regione, diamo I'itinerario
della facile gita.
(1) Pagg. 223 e eeguenti.
105
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Al bivio, presso il Campo di Aviazione di Goudar,
si prende a sinistra la nuuva rotabile per Debra Tabor,
tracciata a monte della vecchia pista,
Nel primo tratto, quasi pianeggiante, si traversa il
Maghesc subito dopo la sua confluenza con I'Angareb.
Dope aver lasciato a sinistra il villaggio di Tadda, si
oltrepassa a destra, piu innanzi, la pittoresca collina di
Minzero che domina la strada, e suUa cui sommita, folta
di piante, si scorgono gU avanzi di alcune costruzioni che
servono, o servivano, di rifugio ai lebbrosi, costretti ad
isolarsi dal pubblico ribrezzo.
AI ventesimo chilometro circa, si incontra sulla sini-
stra deUa strada, il viUaggetto di Barie-Ghemb, che
prende appunto il nome da un principe Barie, presunto
fondatore deUa interessantissima chiesa di Cuddus-Micael,
che data daUa prima meta del Cinquecento, e si distingue
per la sua struttura dalle altre della zona dello stesso pe-
riodo, costruita com'e accurataraente in pietra basaltica
e calce, recinta da un porticato quadrate che ne segna il
perimetro esterno e da un altro circolare intermedio,
solo in parte diruto, al cui centro si eleva, ancora quasi
intatta, la chiesa propriamente delta, che e a pianta
quadrata, con un ampio portale ad arco triplice e tre fi-
nestre dello stesso tipo. Tutte le guarnizioni sono in tufo
rosato, e una caratteristica cupola a pan di zucchero,
del modeUo di quelle dei CasteUi di Gondar, saldamente
appoggiata su un massiccio tamburo, corona I'edificio,
sopra il Santo dei Santi.
106
I CASTELLI DI GONDAR
La tradizione vuole che il tempio, non finito, abbia
sofferto la devastazione dalle orde mussulmaiie deUo
Emiro Gragn, intorno al 1540. Si tratta, indubbiamente.
ETSi E©
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t/
Barig-Chemli. - Chiesa di Cnddus Micael (sec. XVI).
di un'opera dovuta a iniluexize europee, benche orienta-
lizzate, e gli indigeni, infatti, la dicono inalzata da un
architetto « frengi », anzi «ruiiu » : romano.
107
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Poco oltre Barie-Ghemb, si passa il Gumera, ed il
terreno muta, e diventa pm rotto, mentre la strada sale
per un alto costone, fra bosciii di magnolie, di acacie e
di ginestre, fino alia sella, detta Culcal-Berr (1), di dove
si puo scorgere un vasto panorama e si awista da lungi
Guzara, la cui mole si stacca, turrita, sulla cresta di
un colle, compreso fra i due fiumi dell'Arno e del Garno.
Si scende daUa sella per la strada a tornanti, e poi,
di nuovo in piano, si traversa una zona abbastanza bo-
scosa, ricca di cacciagione volatile e quadrupede.
Al cinquantesimo chilometro circa, a pochi diecine
di metri dalla strada, si trova, quasi nascosto dalla folta
vegetazione, un ponte in muratura che scavalca il Garno.
Questo ponte, che consta di un arco a tutto sesto, co-
strutto, come il solito, in pietra a vista e calce, serviva
per la strada conducente al castello, di cui pero non
resta quasi nessuna traccia. Alcuni sentieri, appena indi-
viduabiU, fra i cespugH e le liane, conducono in mezz'ora
al sommo dell'altura, da cui la vista spazia sull'azzurro
del Tana.
II casteUo — che e circondato da un'alta muraglia,
rovinata in piu punti, e lungo cui si notano gliavanzi
di tre porte — fu costruito per Sertze-Dengbel (2), che
come altri sovrani deUa sua dinastia, voile porre la pro-
(1) <t Berr » (porta, in lingua amarica) i tenoine impiegato a iadicare ancbe i
paBsi ed i varchi montani.
(2) 1S53-1597.
108
I CASTELLI DI GONDAR
pria capitale in una localita, che secondo I'indicazione
di un angelo, apparso al suo antenato Lebne-Denghel (1),
doveva avere ua nome cominciante per « G ».
Gnrzarft - CasteUo dell'imperatore Sertze-Denghel (1563-1595).
Pianta del piano terreno.
Anche i suoi successor! vi tennero dimora fino al-
I'avvento dello imperatore Susenios, che voile trasfe-
rirsi a Gorgora sul Tana.
(I) 1508-1540.
109
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
L'edificio, che poggia su di un grande roccione, e
bene conservato su tre dei lati esterni, mentre il quarto,
croUato, ne lascia vedere rintemo, coi muri divisori an-
cora in piedi,
per I'intera al-
tezza dei due
piani. Manca-
no,invece,tut-
li i terrazzi
e i soffitti. II
castello, che
aveva forma
rettangolai|e,
comprendeva
a ogni piano
CasteDo di Gazari - Regno di Sena Denghel <1S63-1597)
cinque vasti
locali di di-
versa misura.
L' accesso al
primo piano
aweniva da
Nord per una
scala esterna,
era tutta di-
rata.
La meglio
conservata e
Bari»-Chemb - Chiesa di S, Michele (1» meti del >ec. XVI)
110
I CASTELLI DI GONDAR
la facciata ad Ovest, non piiva di una certa grandiosita
e imponenza, per le torn rotonde che ne proteggono gli
angoli, coperte dalla solita cupoletta ogivale. Le tracce
di una terza grande torre quadrata, che doveva so-
vrastare I'intero edificio, sono evident! a un angolo
della opposta facciata. Una rozza merlatura coronava
il castello, le cui caratteristiche sono analoghe a quelle
dei principali edifici di Gondar, benche I' architettura
ne sia piu primitiva, sia nella concezione che nella
esecuzione.
Ill
XL
SPECCHIO GENEALOGICO E CRONOLOGICO
DEI SOVRANI DI GONDAR NEI SECOLI XVII-XVIII
I, — SusENios, il Cattolico (detto anche Malak Sa-
gad III, o Seltan Sagad I) (1).
Figlio naturale del Negus Gram Fasil (Fasil, « lo
Stupido ») fu assunto al trono nel 1607 e nel 1624 si con-
vert! pubblicamente al Cattolicesimo. Allievo e protet-
tore dei Gesuiti portoghesi, si circondo di artigiani e con-
siglieri europei e fondo la Cattedrale di Gorgora sul Tana
(Ghemb Mariam). II 14 giugno 1632 fu, dopo fiera lotta,
costretto ad abdicare in favors del figlio Fasilides, dalla
accanita reazione xenofoba ed anticattolica di gran parte
dei capi e del Clero. Mori il 17 settembre deUo stesso anno.
II. — Fasilides, il Grande (detto anche Seltan Sa-
gad II e Alam Sagad).
Succeduto al padre il 14 giugno 1632 ; mori I'll
ottobre 1667.
(1) Nell^atto dell^assmizione al tronOf gli antichi monaxchi etiopici si Bceglievajio
speBso un uome uf&ciale o a di regno b. Sagad (o come alconi pronunciaito, 40j<^&l) che
vnol dire veueiato, riverito, onorato. era, poi, la qualifica adottata da tutti, come
r « Augusto » o il « Cesare » dei aostri imperatori.
113
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI DELLA CORTE
Abiurato il Cattolicismo e tornato all'eresia mono-
fisita, perseguito crudelmente i cattolici e caccio i Ge-
suiti, ma trattenne ai suoi servizi numerosi meticci por-
toghesi di cui si valse per le sue costruzioni, come pure
di artisti levantini ed indiani. Si puo considerare il vero
fondatore di Gondar, dove fece costruire il grande Ca-
stello che porta tuttora il sue nome e numerosissime
chiese. A lui si deve pure la costruzione di numerosi
ponti in muratura (Fasil-Oildil).
III. — YoHANNES 1, 11 Santo (1) (detto anche Alaf Sagad).
Figlio quartogenito di Fasilides, gli succedette nel
1667, essendo stati esclusi dal trono il primogenito per
la sua rivolta al padre e gli altri due fratelli per la loro
incapacita intellettuale. Ordinate sacerdote prima di
diventare Imperatore, dedito alia vita chiesastica e mi-
stica, abdico, poco prima di morire nel 1682, in favore
del figlio Yasu. Amante degli studi religiosi e teologici,
protesse preti e monaci e predilesse i dotti. Gli si deve
I'aggiunta al castello di Fasilides di una palazzina ad use
di biblioteca, e di un altro edificio per la cancelleria.
IV. — Yasu I, il Grande (detto anche Adyam Sagad).
Succedette al padre abdicatario nel 1682. Gli si deve
fra I'altro la costruzione del caratteristico « Castello della
(1) a Tzadich a, in amarico.
114
I CASTELLI DI GONDAR
Sella » adiacente al CasteUo di Fasilides. Monarca fa-
stosissimo e amico delle arti, fu deposto in seguito ad
una congiura di palazzo il 27 marzo 1706. Raggiunto dai
sicari del figUo Tecle Haimanot neU'isola di Metreha
sul Tana, dove si era ritirato, fu ucciso e sepolto poi in
quell'antico chiostro imperiale.
V. — Tecle Haimanot (« Rugum », il maledetto). (Abrak
Sagad, Le'ul Sagad, Gerum Sagad).
Usurpatore del trono paterno e fraterno fu ucciso
per vendetta dai fedeli di Yasu I durante una partita
di caccia.
VI. — Tewoflos
Succedette al fratello minore Tecle Haimanot nel
1711.
VII. — YosTOS (Zahai Sagad).
Nepote ex sorore di Yasu I succedette al cugino
Tewoflos nel 1711. Simpatizzante del Cattolicesimo, per-
mise il ritorno in Etiopia di alcuni missionari francescani,
il cui apostolato fu poi tragicamente troncato sotto il
Negus David, suo successore.
VIII. — David III.
Assunto al trono nel 1714, riprese la persecuzione
anticattolica sospesa dai cugino Yostos. Lascio che i
115
ALESSANDRO AUGUSTO MONTI BELLA CORTE
fanatici copti lapidassero i tre missionari P. Liberato
Weiss, P. Mictele da Zerba e P. Samuele da Biumo, il
14 marzo 1716. Mori nel 1721.
IX. — Bakafa., il Mago (detto anche Asma Gheorghis,
o Abdar Sagad II, o Masih Sagad).
Assunto al trono nel 1721, alia morte del padre
David, si dedico alia stregoneria e alle scienze occulte
fornendo argomento ad infinite leggende.';
Aggiunse nuove importanti costruzioni aUa citta
imperiale di Fasilides e sposo la principessa Mentuab,
del Quara, cbe alia sua morte, nel 1730 (la leggenda lo
dice strangolato dal diavolo) assunse la reggenza dell'Im-
pero, cbe tenne durante la minore eta del figlio, Yasu II,
e riassunse alia morte di questo, durante Tinfanzia del
nipote Yohas. Alia Iteghie Mentuab si deve la costruzione
del castello e dell'Abbazia di Cusquam.
X. — Yasu II (detto ancbe Berhan Sagad e Adyam
Sagad II).
Salito al trono, fanciullo, nel 1730 sotto la reggenza
della madre Mentuab, fece abbellire la « Casa di Deli-
zie » costruita da Fasilides nei pressi del torrente Caba,
con ' annessavi una grande piscina, dove la tradizione
vuole che egli facesse annegare il favorite della madre,
Yasu Melmel (il Prescelto). Appassionato cacciatore e
cavaliere, egli avrebbe pure eretto li accanto, la cosi
116
I CASTELLI DI GONDAR
detta « Tomba del Cavallo », in memoria del suo destriero
preferito, Subiel.
Mori, avvelenato per vendetta da una sorella di
Yasu Melmel, nel 1755.
XI. — YoHAS II (detto anche Ayam Segad).
Succedette al padre, bambino, nel 1755, sotto la
reggenza della nonna Mentuab e poi del Ras Micael
Sehul del Tigrai, onnipotente prefetto di Palazzo, che
ha lasciato il suo nome al piccolo « Ras Ghemb » (o Ca-
stello del Ras), fra i meglio conservati dei castelli di Gon-
dar, e che, cresciuto Yohas ed avendo cercato di sot-
trarsi, uccidendolo, alia sua pesante tutela, lo fece stran-
golare e lo sostitui con il vecchio Yohannes, fratello di
Bakafa, e suo prozio (1769).
XII. — Yohannes II (detto anche Alaf Segad).
Fu posto sul trono da Ras Micael Sehul, nel 1769
in sostituzione del pronipote Yohas, ed a sua volta fatto
sopprimere dal ras, dopo un brevissimo regno. Gli suc-
cedette il giovane Tecle Haimanot II, sotto il cui re-
gno, durato fino al 1777 in mezzo a insurrezioni e torbidi
continui, I'autorita imperiale decadde in anarchia.
117
IN D ICE
Prehessa p
I- — La CITTA DEI CASTELLl ,
II. — GlI EDIFICI DELIA CINTA IMPERIALE
CasteUo di Fasilides '.'.'.'.','' »
Biblioteca di Tzadich Yohannes . . '. .
CanceUeria di Tzadich Yohannes , . »
CasteUo di Yasu i] Grande o » della sella » ...... »
1 Casa degli Sponsali » ^
Padiglione « dcU'allegriau o « del canto i ' ' ,
CasteUo del Negus Bakafa . . . . >
Palazzina deU' Imperatrice Mentuab . ,
Bagno turco ,
Attatanu Cuddus Micael a
Casa del Capo deUa Cavalleria ,
CasteUo di Ras Micael Sehul b
III. — II oBacno di Fasilides » e la «Tomba del cavallod . . >
IV. — CUSQUAM „
V. — Le CHIESE E I PONTI ,
Appendice :
I. — Come vissero in Etiopia i Portoghesi che vi passarono e i lore
discendeati b
II. — La comunit^ portoghese in Etiopia n
III. — Stato del discendeuti dei PortogheBi di Etiopia, sessant'anni
dopo la cacciata dei Gesuiti d
IV. — Missionari itaUaui in Etiopia nel cosi detto periodo « porto-
ghese 1 I)
V. — II luterano Peter Heyling, consigliere di Fasilides e istigatore del
martirio dei Padri cappuccini Agatangelo da Vendome e Cas-
aiano da Nantes, nel 1638 b
VI, — Martirio dei missionari francescani ; P. Liberato Weiss, P. Mi-
chele Pio Fasoli e P. Samuele Marzorati (1716) >
VII. — Opere fatte compiere in Gondar daU' imperatore Yasu II
(1730-1755)
VIII. — Le 44 chiese di Gondar '. . . >
IX. — Decadenza di Gondar ....^ >
X. — La chiesa di Bari^-Ghemb e U CasteUo di Guzar& .... »
XI. — Specchio genealogico e cronologico dei sovrani di Gondar nei
secoli xvii-xviii >
7
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